”Basta con gli annunci spot sulla scuola senza impegni concreti per la sua qualità e la sua serietà”. Ha detto il segretario Snals, Nigi. E poi, ha aggiunto: ”Parlando di bambini di 5 anni, riteniamo più appropriato e urgente garantire le condizioni per una frequenza generalizzata per tutti i bambini e per tutti i tre anni di durata della scuola dell’infanzia. Per creare poi pari opportunità formative e di accesso alla scuola primaria bisogna prevedere l’obbligatorietà dell’ultimo anno”. ”Siamo decisamente contrari – aggiunge ancora – alla riduzione di un anno sia del primo segmento di istruzione sia dei percorsi della scuola secondaria superiore. Se si vuol essere competitivi con l’Europa, tra l’altro solo con alcuni paesi, rispetto all’uscita a 18 anni, allora si può prevedere un anticipo di accesso ai percorsi scolastici, iniziando dalla scuola dell’infanzia, ma lasciando inalterata la durata dei cicli per non produrre una limitazione del servizio e una riduzione degli apprendimenti”. ”D’altra parte – conclude Nigi – dobbiamo considerare che non solo è già possibile anticipare l’iscrizione alla scuola primaria, frequentata da bambini anche di 5 anni e 4 mesi, ma che sono cambiate le caratteristiche e le capacità delle giovani generazioni”. Anche Anief d’accordo: Fa bene il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a dire che è giunto il momento di ridurre a due anni il percorso della scuola dell’infanzia, far iniziare la scuola primaria a 5 anni, lasciare intatta la durata della secondaria (3 anni il primo grado e 5 il secondo) consentendo in tal modo il diploma a 18 anni anziché a 19: la proposta è la stessa presentata dall’Anief e sarebbe perfetta se il ministro nel contempo riuscisse anche ad elevare da 16 a 18 anni l’attuale obbligo formativo.
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