La lingua italiana è sessista o inclusiva? E cosa è possibile fare, come buona pratica nelle scuole, affinché tutti gli alunni e il personale scolastico possano rivedersi e sentirsi a proprio agio tra i riflessi di un linguaggio ripulito dagli stereotipi, dalle opinioni pregiudizievoli, dalla discriminazione?
Il tema è tornato a far discutere a seguito dell’episodio del liceo Cavour di Torino, dove le comunicazioni ufficiali d’ora in poi, per ragioni di inclusività, adopereranno l’asterisco, al modo in cui si fa con il simbolo della e capovolta, il cosiddetto schwa. (Su questo argomento anche il sondaggio della Tecnica della Scuola)
In altre parole, nell’istituto torinese non si scriverà più “studente”, ma “student*”; non “iscritti”, ma “iscritt*”; e nemmeno “ragazzi” ma “ragazz*”. Una scelta indotta dagli alunni, ma nata in accordo con gli organi collegiali.
Al di là delle soluzioni più o meno efficaci o al contrario più o meno discutibili applicate a scuola per sensibilizzare sul tema dell’inclusione linguistica, ci sembra doverosa una riflessione sul tema.
Un parere che è anche quello dell’autore Zerocalcare, che di recente ha dichiarato: “Il famoso schwa non è una soluzione ottimale per tanti motivi: perché ci sono difficoltà di pronuncia, perché quando scrivi a mano non si riesce a capire bene che cos’è e via dicendo. Però penso che il suo valore sia quello di imporre una riflessione attorno alla lingua“.
SEGUI LA DIRETTA della Tecnica della Scuola Live, lunedì 6 dicembre, ore 17:30
Nel consueto appuntamento della Tecnica della Scuola Live discuteremo di questi argomenti con Cecilia Robustelli, ordinaria di Linguistica Italiana presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e collaboratrice dell’Accademia della Crusca; e con Laura Boldrini, presidente del comitato della Camera sui diritti umani nel mondo e già presidente della Camera, nonché autrice del volume Questo non è normale.
Insieme, approfondiremo il tema entro un confronto che intende stimolare il dibattito accostando le questioni strettamente linguistiche a quelle sociali e pedagogiche legate all’uso di una lingua inclusiva. Problematiche sempre attuali che, alle volte, nelle nostre scuole e in generale nel nostro Paese assumono le tinte forti di un’emergenza.