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Lingua siciliana, incontro di alta cultura a Catania

Dopo l’iniziale saluto del prof. Pietro Pavone, direttore dell’Orto Botanico di Catania, e di Nunzio Caruso, dirigente provinciale dell’Azienda Foreste Demaniale di Enna, il prof. Filippo Maria Provitina (docente di “Storia della Sicilia”, “Etnologia e glottologia siciliana”, “Storia Greca” presso Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo e docente di “Glottologia e Linguistica” per l’Università Kore di Enna) è entrato nel vivo della conferenza. Egli ha proposto la sua presentazione tutta in siciliano, trattando il tema religioso con i suoi detti, le cantilene e le preghiere, soffermando l’attenzione sulla recitazione del “Padre Nostro”, che al noto periodo “…Come noi li rimettiamo ai nostri debitori…” in siciliano suona “…Come noi li perdoniamo ai nostri nemici…” precisando maggior senso cristiano. Poi è intervenuta Ivana Mancino, restauratrice, che ha descritto la chiesa dedicata al culto di Santa Caterina D’Alessandria di Termini Imerese (PA) importante per gli affreschi delle pareti della sala attribuiti ai fratelli Giacomo e Nicolò Graffeo insieme a Nicolò Spalletta da Caccamo. La restauratrice Mancino ha riferito che le ventinove icone che raffigurano la vita della Santa, con iscrizioni in siciliano, sono una testimonianza dell’importanza della lingua siciliana nella metà del Quattrocento, periodo in cui fu allestita la chiesa. Piacevole, inatteso, e tipicamente siculo è stato, invece, l’intervento di Michelangelo Costantino dell’Associazione Culturale Carretti d’Epoca, che ha offerto all’Orto Botanico un proscenio di alto rilevo siciliano con i suoi carretti. I “Kosi rilijusi e puisî amurusi” sono stati, inoltre, trattati musicalmente e con maestria dall’Aedo dell’Etna, Alfio Patti, che ha letteralmente inchiodato l’attenzione del pubblico con “Comu gravida donna” ottava di Girolamo D’Avila (Siracusa 1505), “Finestra“, “Tu dormi“, “E vui durmiti ancora” – famosa mattinata -, “Mi votu e mi rivotu“, “Vui non sapiti l’amuri chi vaiu” brano catanese dell’Ottocento. La religiosità è stata poi interpretata con poesie popolari dove si evince la sofferenza della gente. Alfio Patti ha ultimato l’esibizione con una poesia sul Tempo – dimensione fisico-filosofica: Tempo-eternità – sezione religiosa; Tempo per l’amore “ vi è un Tempo per ogni cosa, uno per amare un altro per odiare”.  

Pucci Giuffrida, infine, ha offerto la sua versione poetica con “ Un buon Vino è Poesia e per farlo ci vuole Arte”, concludendo gli interventi prima di passare all’assaggio di vini appellati coi nomi delle poesie di Nino Martoglio: “O’ Scuru O’ Scuru, Luci Luci, U’ Toccu, ‘A Nutturna e Lu Disìu”.

La manifestazione è stata partecipata dal “Circolo Enofili Etnei”con il suo presidente Saro Romeo e Anna Di Natale, e patrocinata dalla Provincia Regionale di Catania.Quale trionfo alla sicilianità, si sono degustati, oltre al delizioso vino, prodotti tipici siciliani offerti dal Consorzio Provinciale Allevatori Catania.

Redazione

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