Scriviamo per porre l’attenzione sulla iniqua creazione di una seconda fascia per il sostegno, nella quale confluirebbero i docenti che hanno lavorato almeno tre anni senza specializzazione.
Iniqua, perché molto spesso il sostegno è stata l’opportunità di lavoro per chi aveva punteggi bassi o bassissimi, e ora si trova in una posizione di assoluto vantaggio rispetto a chi ha 90, 100, 150 punti.
Iniqua perché si dà un’opportunità in più a chi a questo punto ha avuto la fortuna, non la volontà, di “incappare” nel sostegno.
Non è una critica a chi ha lavorato sul sostegno, ma è innegabile che questo favore viene oggi concesso a chi, per causa di forza maggiore, in virtù di un punteggio più basso – non ha potuto scegliere altro.
Iniqua perché introduce un criterio senza nessuna base: perché tre anni sì, e due, uno, sei mesi, o più giorni su più di tre anni, no?
Iniqua perché se si fosse saputo dal 2017 che il sostegno dava l’accesso agli scritti del TFA, la precedenza sulla scelta cancellando anni di graduatorie incrociate (un sistema che funzionava e che garantiva l’assoluto rispetto dei punti posseduti) forse si sarebbero fatte scelte diverse.
Iniqua perché a nulla valgono abilitazioni, dottorati, master, seconde lauree, punti più alti: chi ha classi di concorso dove ogni anno è un terno al lotto lavorare, o dove ci sono esuberi, si rassegni a non avere più nemmeno la speranza del sostegno, malgrado la sua esperienza in classe – e quindi anche con alunni con bisogni educativi speciali: si vedrà sorpassato da chi ha moltissimi punti in meno.
Iniqua perché prendere la cattedra sul sostegno non significa averci effettivamente lavorato: malattie, gravidanze, 104, permessi… La nomina non significa necessariamente esperienza.
Iniqua perché ci sono docenti che hanno preso materia e hanno lavorato nel GLI, o hanno preso potenziamento e hanno di fatto lavorato con un alunno con bisogni educativi speciali.
Iniqua perché toglie la certezza del diritto: la graduatoria segue sempre, per logico e legittimo principio, l’ordine in relazione al punteggio conseguito in base a precisi criteri definiti a priori, e sui quali ognuno ha basato le sue scelte.
Iniqua perché non è detto che il docente che ha lavorato su sostegno in una scuola torni in quella scuola o su quell’alunno garantendo continuità, per scelta sua o per fattori esterni.
E poi, se proprio deve intendersi un premio per avvantaggiare quanti davvero fanno questa scelta per passione, come mai si dà modo di caricare il punteggio anche sulla materia?
Matilde G./ Francesco S.