I lettori ci scrivono

L’insegnamento della religione cattolica a scuola è davvero laico e non confessionale?

La laicità dovrebbe essere un valore condiviso. Lo dicono persino Carmelo Mirisola e Orazio Ruscica mentre intervengono contro una recente proposta per l’abolizione dell’IRC. Bisognerebbe allora capire meglio che cosa intendano.

Per Mirisola “l’IRC nella scuola italiana è presente per motivi storici e culturali… Infatti, possiamo affermare che la nostra società è impregnata di tradizioni ed elementi culturali che fanno espressamente riferimento alla cultura cattolica… altrimenti dovremmo cancellare parte della nostra storia come la storia dell’arte, i musei, vie, piazze, gran parte della letteratura italiana vedi il Manzoni, i trecentisti, pittori, poeti e artisti che hanno dato lustro al nostro Paese”. Qui non si capisce perché la sparizione dell’IRC comporterebbe anche quella di contenuti storico-culturali, che potrebbero comunque continuare a essere trattati, come già avviene, con un approccio specialistico non confessionale durante le ore di lezione di storia, arte, musica, letteratura, filosofia, scienze umane, eccetera.

Per Ruscica “la didattica dell’IRC è ai giorni nostri davvero lontana da qualsiasi identità di natura confessionale, come erroneamente si continua ad affermare”, un “insegnamento interdisciplinare, trasversale e soprattutto laico”. Siccome però la formazione, selezione e nomina dei suoi docenti fa capo ai vescovi, l’insegnamento va “svolto in conformità alla dottrina della Chiesa”, e quanti insegnano devono dare “testimonianza di vita cristiana” pure nella vita privata, viene da chiedersi che cosa possa mai residuare di laico e non confessionale.

Tuttavia sarebbe “invece più vicina di quanto si pensi a un insegnamento di natura antropologico-culturale… i programmi didattici dell’IRC hanno un’impostazione didattica assimilabile a quella delle discipline umanistiche, con elementi sommamente culturali e a carattere storico, sociologico e antropologico. Ora, sui programmi didattici ufficiali di IRC si legge, fra l’altro, che per suo tramite l’alunno “collega, alla luce del cristianesimo, la storia umana e la storia della salvezza, cogliendo il senso dell’azione di Dio nella storia dell’uomo… approfondisce la conoscenza della persona e del messaggio di salvezza di Gesù Cristo, il suo stile di vita, la sua relazione con Dio… così come documentato nei Vangeli e in altre fonti storiche”. Sono tutte mere professioni di fede, in contrasto con qualsiasi impostazione antropologica, sociologica e storica.

Ruscica sostiene pure che “l’ora di religione si propone di essere all’interno della scuola italiana… uno spazio di formazione culturale indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita e delle tradizioni del nostro Paese e della nostra società”. Magari l’IRC cercherà davvero di spacciarsi come tale, ma è a tutti evidente che non è affatto indispensabile alla formazione culturale, altrimenti non sarebbe facoltativo (e proprio a salvaguardia della “libertà di coscienza e di religione”, come più volte ribadito dai giudici).

Andrea Atzeni

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