Mi riferisco all’articolo del prof. Nuccio Cavone del 05/07/2020.
Innanzitutto,volevo fare notare che il fatto che nella scuola italiana vi sia l’insegnamento della Religione Cattolica, non fa dell’Italia uno Stato di serie b, perché essa si insegna pure in altri stati europei, in cui le facoltà teologiche sono statali, e dove la religione e la teologia sono voci importanti nel dibattito culturale (Svizzera, Germania…); senza che nessuno abbia la velleità di rinchiuderle in sacrestia, come si suole fare qui in Italia (il prof. Cavone ne è un esempio).
Inoltre, volevo rammentare ai lettori che il concetto di laicità dello Stato (espresso in maniera implicita nella Costituzione Italiana negli articoli 7 e 8), con la Sentenza n.203 del 1989 della Corte Costituzionale, assume una connotazione positiva rispetto al passato: non più indifferenza dello Stato di fronte al fenomeno religioso, ma garanzia per tutti i cittadini alla salvaguardia della libertà religiosa, individuale e collettiva. In questa nuova visione, lo Stato si pone a servizio della coscienza, civile e religiosa.[1]
Se la scuola è una realtà inclusiva, non si può e non si deve escludere l’insegnamento della religione cattolica da essa, tanto più che si tratta dell’unica materia opzionale, infatti: solo l’esercizio del diritto di avvalersene crea l’obbligo scolastico di frequentarla. Perché ledere questo diritto? Per questi motivi, l’ora di religione cattolica nella scuola statale è più che legittima.
[1] Cfr. V. Casamassima, Il principio di laicità, in: J. Luther, E. Malfatti- E Rossi, 121
Franca Salerno
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