Personale

L’insegnante di sostegno è di tutta la classe: non solo dell’alunno disabile

Nella diretta Facebook di Tecnica della scuola Live sullo speciale sostegno (rivedi la diretta) importanti riflessioni sul tema pedagogico-didattico del ruolo dell’insegnante di sostegno: docente della classe o del singolo alunno con disabilità?

Cosa vuole il legislatore

La questione avrebbe dovuto essere risolta dalla Legge 104/92 che all’art. 13 specifica che i docenti specializzati per le attività di sostegno sono assegnati alle classi in cui operano, non al singolo alunno, e per questa ragione sono chiamati a partecipare alla programmazione didattica ed educativa e all’elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di intersezione, di interclasse e di classe e dei collegi dei docenti.

Una precisa direzione normativa che vuole porsi a garanzia di una vera inclusività della didattica e che possa permettere all’alunno disabile di essere parte e ricchezza dell’intera classe.

Il sostegno è per tutti

Il sostegno è per tutti, insomma. Così vuole la legge e così reclama la didattica inclusiva, nell’ottica di superare il paradosso di classi con molti alunni con BES senza sostegno e classi senza alunni con BES ma con un unico disabile lieve e un docente di sostegno di fatto esclusivo.

La realtà viaggia per i fatti suoi.

Non di rado, infatti, scorgiamo nei corridoi degli istituti vagare i ragazzi disabili in compagnia del proprio docente di sostegno o dell’assistente all’autonomia, in totale tradimento di quello che era anche lo spirito antico e lungimirante della Legge 118/71 che superò le scuole speciali per integrare il disabile nelle classi.

Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Agnelli e ospite il 14 ottobre della Diretta di tecnica della scuola Live, parla di eccesso di delega, in riferimento a quei docenti di sostegno cui il docente curriculare affida in via esclusiva il disabile, determinando una frattura tra l’handicap o i DSA e il resto del gruppo classe.

“La legge degli anni 70 fu il nostro fiore all’occhiello,” ci spiega Gavosto. “Fummo il primo Paese a superare le classi speciali proprio per l’idea di portare i disabili nelle classi, è nello spirito stesso del sistema. Purtroppo la pratica non segue il principio originario degli anni ’70.”

Formazione continua

Che fare rispetto alle criticità del sostegno? Primo passo: prevedere una formazione continua per i docenti, che non riguardi solo l’insegnante di sostegno ma anche quello curricolare, per integrare seriamente la didattica inclusiva e la pedagogia speciale nel bagaglio di competenze di ogni docente, ben al di là di ciò che tentano di fare i famigerati 24 CFU.

La direzione? Pensare il disabile come risorsa dell’intera classe, non come problema del singolo insegnante di sostegno.

Carla Virzì

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