Mi ha fatto sorridere l’ultima Nota del Ministero dell’Istruzione dedicata all’istruzione a distanza.
Il dottor Marco Bruschi parla di un mondo digitalmente perfetto che non esiste, se non per un’esigua minoranza di fortunati.
I problemi che una famiglia deve affrontare per permettere ai propri figli di seguire le lezioni a distanza sono molteplici: abitare in una zona dell’Italia servita da una connessione Internet di buona qualità; poter disporre di un adeguato contratto stabile con una Società telefonica; possedere un computer/tablet per ciascun figlio, oltre a quelli eventualmente necessari per il “lavoro agile” dei genitori; etc.
Il Ministero dell’Istruzione ha scoperchiato il vaso di Pandora.
Per i non addetti ai lavori, diciamo che stiamo parlando di un problema simile a quello dei libri di testo obbligatori per l’”obbligo scolastico”, moltiplicato per milioni di studenti.
Il dottor Bruschi non sembra avere contezza di quanti alunni, nell’Italia pre-Covid 19 non acquistavano i testi scolastici per motivi economici; quegli stessi discenti che, al tempo del Corona-Virus, dovrebbero comprare tablet e computer. O il Ministero ritiene che 70 milioni di euro stanziati siano sufficienti per 3 o 4 milioni di allievi di famiglie in difficoltà, della Scuole Primaria, Secondaria di I, e del biennio di II Grado? Stiamo parlando di svariati miliardi di euro!
Quanto agli alunni, teoricamente “nativi digitali”, essi incontrano non poche difficoltà a gestire operazioni che noi docenti “analogici anziani” siamo ormai abituati a espletare quotidianamente. Nel tempo futuro, post Corona-Virus, è il caso di pensare per tutti gli ordini di Scuola ad una disciplina aggiuntiva, con due ore settimanali, docenti abilitati e inserimento negli Esami di Stato: “Informatica”.
Nel frattempo, calata dall’ “Iperuranio scolastico”, la Nota firmata dal dottor Marco Bruschi svilisce le forme di contatto più economiche e realizzabili nell’immediato, poste in essere da centinaia di migliaia di insegnanti di buona volontà a tutela degli scolari meno fortunati.
Ancora una volta, uomini dello Stato non dimostrano il minimo rispetto nei confronti dei docenti della Repubblica Italiana; non bastava averli definiti obsoleti, pelandroni, incapaci, etc.
Oggi, con la scusa del Corona-virus, vogliono celebrare il rito funebre della “didattica in presenza”.
Se almeno avessero letto Asimov…
LA PAGINA DELLA DIDATTICA A DISTANZA
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