Personale

L’insostenibile stress del docente: compiti, interrogazioni e relazioni a tutte le ore

“Buongiorno prof, quando possiamo fare l’interrogazione di recupero?”

“Paola, avremmo dovuta farla ieri in realtà?”

“Prof, lo so, ma non ci siamo sentiti. Se lei vuole io di pomeriggio sono disponibile”.

“Io no, però”.

Questo è solo un esempio di quanto accade, praticamente, ogni giorno nel mondo della scuola.

Un dialogo, su Whatsapp, tra docente e alunno, a qualsiasi ora e in qualsiasi giornata.

La didattica a distanza ha, certamente, aiutato a mitigare gli effetti devastanti della mancata didattica in aula, ma ha, allo stesso tempo, acuito, la sensazione di essere sempre in servizio.

Il caso in questione ci è giunto dopo la segnalazione di un lettore, ma altre testimonianze sono giunte alla nostra redazione.

Senza fare di questo degli eroi (i docenti svolgono il loro lavoro come altre categorie professionali) c’è da segnalare, comunque, che la mole di lavoro è esponenzialmente aumentato e il cosiddetto sommerso è cresciuto in modo incontrollato.

“Roba da correggere, voti da caricare, programmi da completare, relazioni finali, Pei, Pai, Ptof, studenti che vogliono fare lezioni fino all’ultimo, interrogazioni di recupero. Alla fine sono 10 ore al giorno al pc, molte di più del richiesto. Non esistono vacanze o fine settimana, nulla di tutto ciò, non si stacca mai”, ci racconta un docente di lingue in una scuola superiore del Sud Italia.

Lo smart working prevederebbe delle modalità di riposo per il lavoratore, ma ciò non vale per la scuola anche se l’ultimo contratto scuola prevede il diritto alla disconnessione, ma ciò vale solo per il personale amministrativo, non per i docenti. Il coronavirus ha fatto saltare tutto e molti docenti si sono dovuti adattare a fare lezione in orario inusuali, anche di sera, se questo era l’orario migliore per i ragazzi che magari solo a quell’ora avevano la possibilità di utilizzare il computer.

La questione del diritto alla disconnessione rimane aperta e sarà tema di dibattito in sede di rinnovo del contratto. Sicuramente, però, la regolazione del diritto alla disconnessione va ripensata, al di là dell’emergenza coronavirus.

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Andrea Carlino

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