Nelle banlieue della Francia la situazione è incandescente 365 giorni l’anno: dall’area di Marsiglia alla regione di Parigi, in tutto il Paese sono un migliaio le “cités”, agglomerati urbani periferici estremante sensibili dove la polizia non entra da tempo, oppure entra con dei blitz dei reparti speciali di durata brevissima.
Qui, secondo quanto riporta Agi, si spaccia droga e sono aree dove le gang di giovanissimi si affrontano con coltelli, asce da guerra e Kalashnikov per il controllo del territorio, anche in pieno giorno, sotto gli occhi di mamme con bambini in mano. E le prime vittime sono proprio gli stessi abitanti di quei luoghi.
I motivi? Tutto risalirebbe all’epoca dell’impero coloniale francese, a cominciare dall’Algeria, dove la Francia ci è stata ben 132 anni, poi iprotettorati del Marocco e della Tunisia, durati decenni, e ovviamente l’Africa nera occidentale.
Per capirlo, ci sono i canali Tv: ci sono quasi più reportage e programmi dedicati all’Africa che non alla Francia che avrebbe depredato quei Paesi durante il colonialismo, ma ha pure costruito città, strade, ospedali, scuole. Ha dato un’istruzione a quelle popolazioni.
Ma da quelle terre la Francia ha pescato lavoratori che all’inizio andarono a vivere negli HLM (case popolari) delle banlieue, dove già vivevano dei francesi, ma poi piano piano i francesi autoctoni si spostarono altrove.
Erano abitazioni di gran lunga migliori rispetto a quelle dei Paesi di origine dei nuovi arrivati e fu garantita l’istruzione gratuita e il sistema sanitario, mentre veniva pure garantito le “allocations familiales”, ossia assegni erogati dallo Stato alle famiglie numerose.
Tuttavia, secondo l’Agi, non c’è stata una integrazione di massa. La prima generazione, quella cioè degli anni Cinquanta e Sessanta, viene definita in Francia come la “generazione invisibile”, che arrivata sul suolo francese ha lavorato senza creare nessun tipo di problemi.
È stata invece la seconda generazione, nata francese, e poi la terza, e anche la quarta, che si è ribellata e continua a farlo in questi giorni. E la rabbia è cresciuta sempre di più.
In particolar modo i “beurs”, cioè gli arabi maghrebini, non si sentono né carne né pesce. Sono infatti sradicati dalla loro cultura africana, islamica, e allo stesso tempo non hanno incarnato la cultura e i valori della società francese, della “Republique”. Sono stati respinti, disprezzati? Sono stati considerati cittadini di serie B? In parte forse si’. C’è razzismo da parte della polizia? In parte si’, ma come può esserci anche in Italia o in Germania.
Poi ci sono le cosiddette “bavures policieres”, come le chiamano i francesi. Letteralmente: “sbavature poliziesche“, ma anche un pregresso di tensioni che durano da quasi 50 anni.
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