Si trova in casa nostra, allieta ogni risveglio con un aroma inconfondibile e un dolce borbottio, ma è anche un’opera d’arte esposta al MOMA di New York. Che cos’è? Ma la Moka naturalmente, leggera, resistente e bellissima.
Vi siete mai chiesti come è nata?
La storia del caffè è un’avventura stupefacente che accompagna il genere umano, plasmandone il destino da molti secoli. Tuttavia negli ultimi 150 anni, l’Italia è diventata protagonista di questo fenomeno culturale, dando vita all’espresso: il caffè per eccellenza. La prima macchina per l’espresso da bar nasceva infatti a Torino nel 1884 per mano di Angelo Moriondo. Negli stessi anni grazie all’opera delle prime torrefazioni, prima artigianali, poi sempre più grandi e automatizzate, si sviluppavano le prime miscele da casa, e bevanda quasi magica fece progressivamente il suo ingresso anche nelle case degli italiani.
In questa cornice, nel 1933 Alfonso Bialetti stava guardando sua moglie lavare i panni con la lisciveuse, diciamo un’antenata della lavatrice che aiutava – si fa per dire – il lavaggio dei panni. Un pentolone che veniva messo sul fuoco con un tubo al centro dove il vapore insieme al detersivo saliva e poi ricadeva sui vestiti. E Bialetti pensò: e se usassi lo stesso sistema per un caffè rapido e intenso?
La geniale intuizione di Bialetti si inserisce in un contesto culturale che sembra però in qualche modo averla favorita o quantomeno suggerita e accompagnata. Il concetto dell’espresso che all’epoca iniziava diffondersi sempre più rapidamente in tutti i bar italiani derivava proprio dal treno. Un caffè che non era più fatto la mattina e poi riscaldato all’occorrenza, ma che arrivava rapido e forte proprio come il mezzo che stava ridisegnando paese e spostamenti.
Treno e velocità erano simboli di un’Italia futurista e il futurismo si definiva proprio come la caffeina d’Europa.
Inoltre nel ventennio fascista, in piena autarchia, il “metallo nazionale” era il lucente alluminio. Dunque caffè, velocità, vapore e alluminio più un pizzico di design e bellezza italiane erano gli ingredienti alla base dell’idea rivoluzionaria di Bialetti.
Ogni invenzione è figlia di una cultura, raccoglie chicchi che provengono da altri paesaggi mentali. Studiamo a fondo la nostra cultura, le materie umanistiche, la storia, senza mai smettere di osservare con curiosità e come Bialetti continueremo a inventare e ad abbellire il mondo!
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