Qui è possibile leggere la nuova versione della Legge di Iniziativa Popolare (marzo ’17).
A mio parere la proposta rappresenta una vera discontinuità, rispetto al pensiero dominante. Questo ha decretato la supremazia del finanzcapitalismo (l. Gallino) su tutte le altre dimensioni del vivere umano. Aristotele aveva definito questo dominio con il termine “crematistica”, rispetto all’economia riferita alla dimensione domestica e comunitaria.
La LIP si pone l’obiettivo di far rientrare il sistema formativo nell’alveo costituzionale. I suoi riferimenti sono gli articoli 3 (secondo comma), 33 e 34. Da qui la nuova attribuzione di cittadinanza, dignità antropologica e culturale alla prospettiva, come elemento costitutivo dell’esser-ci della scuola nella società liquida o postmoderna. E questo andare oltre il presenzialismo ha i connotati definiti dalla nostra Carta fondamentale, declinati nella formazione dell’uomo e del cittadino, prima che del lavoratore ( l’art. 1 della LIP utilizza l’avverbio “anche”) . Quindi un sapere svincolato dall’ utilitarismo imperante, dove tutto è pesato e assume senso in rapporto ai crismi dell’economicismo.
Il merito della LIP risiede nelle sue proposte che si contrappongono alle recenti disposizioni legislative e che la “Buona Scuola” non ha avuto il coraggio di abolire. Mi riferisco, alla ri-costituzionalizzazione delle classi riportate ai valori numerici prossimi o uguali a quelli indicati dalla “gloriosa e storica” L.517/77, superando di fatto l’aberrante soluzione antipedagogica delle classi pollaio e superpollaio.
Si legge infatti, rispettivamente nell’art. 9, 12 e 13 : ” Ogni istituto scolastico definisce il numero di classi in modo che in ciascuna di esse il numero degli alunni e delle alunne non sia superiore a 22″, ” Nelle aree a forte disagio socio-ambientale il numero di alunni/e per classe non deve essere superiore a 20″, “Per assicurare la massima efficacia al processo di inclusione scolastica, le classi che accolgono un alunno/a con disabilità sono costituite con due alunni/e in meno rispetto a quanto disposto dal precedente articolo 9 comma 1.”
Potrei continuare, ma tutta la proposta (si leggono espressioni “Diritto all’istruzione”, “Lotta alla dispersione scolastica”,”Valorizzazione delle diversità”) si caratterizza per l’attenzione ad ogni ragazzo, bambino, traducendo in procedure e soluzioni organizzative il principio dell’inclusività, tanto persguito da D. Milani.
Concludo, evidenziando la richiesta avanzata di un impegno finanziario dello Stato pari al 6% del Pil ( media europea). , superiore a quello attuale ( intorno al 3,9%, ma destinato a diminuire secondo il “finanzcapitalismo” fino al 2030-2035). Quindi siamo di fronte ad un ulteriore elemento di discontinuità, rispetto alla posizione dominante che considera il sistema formativo un “bancomat”, o una “spesa che non possiamo permetterci” (ho parafrasato una dichiarazione di G. Tremonti che nel 2009, “annus horribilis per la scuola, era ministro dell’Economia). E tutto questo non mi sembra poco!
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