Cosa sta diventando la scuola o per essere più realisti cosa è diventata la scuola? È diventata una grande ipocrisia. Completamente stravolta nella sua tradizionale immagine, quella di essere un tempo il tempio sacro del sapere e della conoscenza, il luogo dove il bambino, l’adolescente, lo studente cresceva e soprattutto si formava didatticamente per prepararsi ad affrontare la vita.
Ora, invece, ha completamente perduto questa aura di sapienza e di conoscenza per dare spazio alle cose leggere, futili, inconsistenti destinate, come sono, a non lasciare traccia e forma. Insomma ad una sorta di vacuità del sapere, un sapere “appiccicaticcio” che non produce sostanza, plasticità, ma soltanto una conoscenza vaporosa, labile, che fa a lotta per restare nella memoria il tempo strettamente necessario. Si parla, quindi, di una scuola pratica, basata sulle competenze, che non deve più lasciare traccia di quella sete di sapere disciplinare, che nel passato ha formato generazioni di studenti che si sono affermati nei diversi campi lavorativi.
Ci si chiede spesso perché i ragazzi di oggi non ricordano le cose del passato, hanno difficoltà a studiare la storia. Perché, purtroppo, loro utilizzano la memoria a breve termine, mancano di quella giusta dose di riflessione e di interiorizzazione delle nozioni apprese e poi rielaborate nel cervello. È colpa di una scuola che non insegna più, che non appassiona più, che corre dietro ai progetti, smarrendo la sua vocazione di quella che è stata veramente la scuola nel corso dei secoli.
Ora, purtroppo, è diventata una grande ipocrisia, stravolta dalla girandola delle riforme, annacquata nella sua vera essenza di essere luogo di sana ed efficace istruzione, fortemente alleggerita nella fase finale con gli Esami del primo e del secondo ciclo che non hanno più quella serietà, quella valenza e quella giusta dose di un percorso terminale di un ciclo di studi. Non più.
Ora abbiamo una scuola che non le sembianze di una scuola, ma sta diventando il luogo dell’affronto degli insegnanti da parte dei genitori, di alunni spavaldi e prepotenti che minacciano i docenti. Sono elementi questi che, un tempo, facevano rabbrividire perché nessuno osava, nessuno si permetteva di ingiuriare, di offendere, di maltrattare. Oggi, invece, sì, perché la scuola è diventata una grande ipocrisia.
La dobbiamo riscattare da questo alone di ipocrisia, ma l’impegno deve essere corale sia dalla base che dal vertice.
Mario Bocola
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