Con l’inizio del 2020 sapremo, finalmente, se il Trattamento di fine servizio potrà essere assegnato ai dipendenti pubblici immediatamente dopo la fine della loro carriera lavorativa, attraverso il supporto del sistema bancario, quindi senza attendere, come avviene ora, anche due-tre anni per vederselo accreditato e pure a rate.
Chi anticipa attende almeno 24 mesi
Oggi, anzi dal 2014, la liquidazione del Tfs si realizza infatti non prima dei 12 mesi nel caso la cessazione del rapporto di lavoro si sia realizzata per raggiunti limiti di età, quindi a 67 anni; addirittura, dopo 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro in tutti gli altri casi, quindi se raggiunta con Quota 100, Ape oppure Opzione donna.
Ad un anno esatto dall’approvazione del decreto-legge n. 4 del 4 gennaio 2019 – contenente la misura di anticipo con un tetto massimo di 45 mila euro -, il Consiglio di Stato dovrebbe infatti pronunciarsi: l’imminenza dell’atteso verdetto sull’anticipo del Tfs è stata annunciata dalla ministra della P.A., Fabiana Dadone.
Con un post su Facebook, la titolare della Funzione Pubblica ha risposto alla lettera di un ex dipendente statale in attesa della liquidazione, preoccupato per la lentezza con cui si sta assegnando la sua “liquidazione”.
“Mia madre come lei si sente presa in giro ed aspetta da anni”
“Penso come lei – ha replicato la ministra – che il tfs/tfr non sia una concessione dello Stato, ma un diritto sacrosanto del lavoratore. Non la consolerà sapere che mia madre come lei si sente presa in giro ed aspetta da anni, dopo aver subito la riforma Fornero, che il suo diritto accantonato in decenni di onesto lavoro le venga corrisposto”.
La ministra Dadone spiega come si tratti di “un passaggio importante per chiudere velocemente e in maniera pratica l’iter e per dare sollievo ai tanti pensionandi e neo-pensionati pubblici che contano di incassare subito una parte della loro liquidazione, anche fino a 45 mila euro, attraverso il supporto del sistema bancario. Non è la soluzione perfetta, ma è una soluzione che ritengo celere”.
La risposta del CdS entro metà gennaio
“Come lei – ha quindi scritto la ministra della P.A. – ho ereditato l’Italia che tutti viviamo e ho cercato di fare il possibile per risolvere i tanti problemi che ho trovato in questo difficile ministero. Potrei essere sua figlia e mi lasci dire che questa risposta che le scrivo con piacere la mostrerò anche a mia madre proprio per evidenziarle il mio impegno personale”.
“Spero la consoli – conclude Dadone – di più sapere che entro metà gennaio il Consiglio di Stato potrà darci il suo parere sullo schema di decreto che regola l’anticipo dell’indennità di fine servizio e il trattamento di fine rapporto“.