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L’Istituto “Marsano” di Genova si aggiudica un premio importante con un lavoro che serve a “non dimentica”

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Sono decine, anzi centinaia i concorsi per studenti che ogni anno vengono proposti alle scuole.
Alcuni sono particolarmente significativi per i temi che propongono e per la capacità di coinvolgere alunni e docenti.
Quello promosso dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra è di particolare interesse: quest’anno ha coinvolto più di 500 istituzioni scolastiche; Quello promosso dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra è di particolare interesse: quest’anno ha coinvolto più di 500 istituzioni scolastiche; il primo premio è stato assegnato all’Istituto Bernardo Marsano di Genova.

A raccogliere i commenti dei docenti della scuola ci ha pensato il professore Diego Palma.

Il professor Franceschi ci tiene a sottolineare il lavoro di squadra svolto dai docenti di arti visive e di musica: “Attraverso una scena teatrale di marionette di carta, abbiamo lavorato per rappresentare l’atrocità delle morti di giovani vite in epoche diverse. Il parallelismo tra i due eventi storici è stato legato dall’enigmatica figura della Morte, che come un pifferaio macabro anziché magico trasporta le anime dei defunti da uno spaziotempo ad un altro”.

E aggiunge:  “Abbiamo cercato di coinvolgere un numero cospicuo di studenti principalmente per due motivi: da un alto far partecipare attivamente a un complesso lavoro di progettazione per allenare lo spirito di problem solving e la capacità di lavorare in team; dall’altro per spronare il ragionamento critico su un tema di tale importanza in un contesto progettuale, il cui prodotto sarebbe stato fruibile da molti”.

I docenti che hanno condotto il lavoro spiegano che “il concetto di ‘non dimenticare’ è molto difficile da far digerire a ragazzi nel pieno dell’adolescenza. Per loro è il momento del Fare. Difficile che si preoccupino di ricordare la Storia quando ancora devono scrivere per intero la propria”.
Ecco perché – aggiungono – l’attività laboratoriale e in gruppo riveste una funzione importante: in futuro, il legame con ciò che hanno fatto con il perché sarà così saldo da permettere loro di ricordare.

La dirigente scolastica Maria Orestina Onofri evidenza che “il grande lavoro della memoria si fa e si deve fare 365 giorni l’anno, perché quello che è accaduto, può accadere ancora, come ci ricordava Primo Levi. Del resto proprio il pogrom del 7 ottobre scorso in Israele, raccontato nel video della nostra scuola, è una dimostrazione che non bisogna mai abbassare la guardia, che la violenza più brutale della storia può tornare ad essere cronaca. La stessa senatrice Segre continua ad essere oggetto di violenti attacchi antisemiti, solo perché come vittima innocente della Shoah si è esposta e offerta al grande lavoro della testimonianza, proprio nelle scuole”.

Per questo – conclude Onofri – il lavoro nelle scuole, tutto l’anno, diventa fondamentale. Tra poco non avremo più testimoni viventi della Shoah o della violenza della Seconda Guerra Mondiale. Allora sono proprio i più giovani che devono diventare testimoni di testimoni, devono ricordare anche per chi non ci sarà più e per chi non c’è ancora. I nostri laboratori artistici sono volti a creare un legame saldo con gli avvenimenti che vogliamo raccontare”.