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L’istruzione parentale e i suoi risvolti negativi

Una delle prassi che si sta diffondendo nella scuola e che sta condizionando il sistema scolastico è il sovente ricorso all’istruzione parentale.

Tale formula è disciplinata dal d.lgs del 13 aprile 2017, n.62, il quale in attuazione all’art.1, comma 181, lettera i della delega della legge 107/2015, che disciplina la materia della valutazione e della certificazione delle competenze del primo ciclo d’istruzione, all’art.23 contiene una norma riguardante l’istruzione parentale, la quale prevede per l’alunno, seguito domiciliarmente dal genitore, l’espletamento dell’esame di idoneità annuale fino all’assolvimento dell’obbligo scolastico.

Tuttavia non si tratta di una novità l’istruzione parentale perché era già prevista nelle disposizioni previgenti risalenti agli anni venti del Novecento, la quale prevedeva per gli alunni provenienti da un’istruzione privata o paterna l’ammissione ad una classe successiva con una prova d’esame.

Bisogna dire che l’istruzione parentale come viene intesa oggi non ha nulla a che vedere con l’istruzione degli alunni seguiti da un precettore (come accadeva nell’Ottocento) e nella nostra letteratura italiana, abbiamo l’illuminante di Giacomo Leopardi, il quale si è formato sotto la costante e paziente guida di un precettore. Ma Leopardi, sotto la guida del precettore ha studiato seriamente per poter poi dare il massimo delle sue opere letterarie.

L’istruzione parentale di oggi altro non che la “brutta copia” del metodo dell’istruzione col precettore ottocentesca. Nella scuola di oggi si tende ad affidare all’istruzione parentale l’alunno che non vuole studiare, non si vuole impegnare, ma che gli si deve “regalare” un diploma di scuola dell’obbligo per poter trovare un lavoro, Oppure si tende a far sostenere gli esami di idoneità annuali a quegli alunni che danno continuamente fastidio durante le ore di lezione e tendono a creare un clima pesante in classe.

Questo è, purtroppo, il risvolto negativo dell’istruzione parentale e la colpa non è da attribuirsi alla scuola, che adotta sempre tutti gli strumenti per garantire un processo educativo e formativo agli alunni, ma alla famiglia che non collabora spesso con la scuola o si dimostra del tutto disinteressata dell’avvenire del proprio figlio.

Mario Bocola

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