La legge 107/2015, meglio nota come “Buona Scuola” nel momento della sua definitiva approvazione presentava molti punti oscuri seriamente minati da vizi di incostituzionalità in più parti, ma venne approvata in tutta fretta, cosa che ha ingenerato moltissima confusione nel mondo della scuola, così come le otto leggi-delega.
Il quadro normativo e l’impianto complessivo della “Buona Scuola” apparve ai giurisdizionalisti un enorme castello di sabbia che prima o poi sarebbe crollato, perché non è pensabile che si possa costruire un palazzo sulla sabbia, in quanto prima o poi crollerebbe.
Ebbene la tanto decantata legge 107/2015, che ha fatto arrabbiare tutto il mondo della scuola perché molti punti della medesima legge apparvero palesemente controversi ai dettami costituzionali, oggi ha ottenuto il pollice verso della Corte Costituzionale, la quale ha bocciato dichiarando illegittima la norma la disposizione dell’articolo 1, comma 110, della legge di riforma della scuola 13 luglio 2015, n. 107 e – in via consequenziale – dell’articolo 17, terzo comma, del successivo d.lgs. 13 aprile 2017, n. 59, là dove escludono dalla partecipazione ai concorsi pubblici per il reclutamento del personale docente gli insegnanti già assunti con contratto a tempo indeterminato nelle scuole statali.
La “Buona Scuola” prevedeva, infatti, che i docenti già in possesso di un contratto a tempo indeterminato, non potevano più partecipare ai concorsi a cattedra per il conseguimento di una ulteriore abilitazione. Si trattava, in verità, di un’ingiustizia, perché il concorso a cattedre è una selezione pubblica che deve prevedere la libera e democratica partecipazione sia del personale precario che deve successivamente essere immesso in ruolo, sia del personale già con contratto a tempo indeterminato che vuole conseguire un’altra abilitazione sempre attraverso il canale del concorso a cattedre, dal momento che ad oggi non vengono più banditi corsi-concorsi riservati al personale docente già di ruolo.
La pronuncia della Corte Costituzionale è importante perché è il primo tassello di scricchiolio dell’intero impianto della Legge 107/2015 che, in più punti, ha evidenziato delle falle che ora devono essere sanate. E poiché la Consulta è l’unico organo deputato al rispetto delle norme costituzionali, molti nodi controversi della legge della “Buona Scuola” stanno finalmente venendo a pettine e, quindi, smantellando pezzo dopo pezzo l’impianto della riforma. Si torna a ribadire che la scuola italiana ha bisogno di una seria e produttiva riforma strutturale e non di un guazzabuglio di articoli, codici e codicilli che non fanno altro che creare una madornale confusione con evidenti norme che si accavallano e si contrappongono tra di loro.
Se le leggi italiane fossero ben definite e chiare e non inficiate di burocratese l’Italia sarebbe un Paese degno di dare una lezione all’Europa e al Mondo!
Mario Bocola
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