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L’Italia che cresce fuori dall’Italia, ecco i dati del Rapporto Italiani nel Mondo di Fondazione Migrantes

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Presentato a Roma in questi giorni il Rapporto Italiani nel Mondo di Fondazione Migrantes, dedicata ai temi della mobilità e del ritorno, partendo dall’analisi di un’Italia sempre più fragile a causa della longevità e dello spopolamento dei suoi territori, per cercare di capire la mobilità italiana del passato e di oggi.

Il rapporto mette subito in evidenza che in Italia i giovani e i giovani adulti, sempre più numerosi, quando non trovano possibilità di partecipazione alla vita lavorativa all’interno dei propri territori di appartenenza, vanno alla ricerca di spazi e luoghi che rispondano alla loro ricerca di crescita personale e professionale.

I movimenti migratori

In crescita i movimenti migratori interni, sono infatti 1 milione 484 mila, che dal Sud Italia vanno al Nord: le regioni del Nord che risultano più attrattive sono Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, ma sono alti anche i movimenti interni, cioè gli spostamenti dalle aree urbane alle zone periferiche per vivere o per lavorare, a cui si aggiungono forme di pendolarismo intra regionale o tra regioni diverse e gli spostamenti oltreconfine.

L’Italia che cresce fuori dall’Italia

Dati importanti forniti dal rapporto di Migrantes sono quelli che riguardano l’espatrio: da gennaio a dicembre 2022 sono partiti per solo espatrio circa 82 mila italiani. Il 44% di queste partenze ha riguardato giovani italiani tra i 18 e i 34 anni. Si rilevano, si legge nel Rapporto, rispetto agli anni precedenti, due punti percentuali in più in questa specifica classe di età che continua a crescere nonostante in generale, ancora per quest’anno, si sia rilevata – per la sola motivazione espatrio – un decremento delle partenze ufficiali – e quindi con iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – dei nostri connazionali e delle nostre connazionali oltre i confini italiani.

L’Italia fuori dell’Italia continua a crescere e significative sono le provenienze: il 46,5% dei quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero è di origine meridionale (il 15,9% delle sole Isole), il 37,8% del Settentrione (il 19,1% del Nord Ovest) e il 15,8% del Centro. La Sicilia è la regione d’origine della comunità più numerosa (oltre 815 mila).

Le comunità maggiormente numerose si trovano in Argentina, in Germania e in Svizzera. Nello scorso anno gli italiani e le italiane sono partiti per 177 nazioni da tutte le 107 province italiane.

I dati riportati da Migrantes raccontano di giovani, soprattutto loro, che una volta formati e diplomati/laureati nel sistema scolastico italiano, portano in tanti altri paesi quelle competenze acquisite nelle scuole e le innestano in tutti i quasi 200 paesi di arrivo. Tra loro ci sono sicuramente gli studenti Erasmus, che nel 2022 sono aumentati del 32%. Da un’altra ricerca recente emerge che attualmente il 30% dei giovani che emigrano ha la laurea, che viene spesa in altri paesi, soprattutto europei. Il sud Italia è doppiamente penalizzato, come emerge dai più recenti dati Istat del 2023, per cui le uscite dal Sud verso l’estero e verso le altre regioni d’Italia determinano una perdita complessiva di poco meno di 157mila giovani residenti laureati, ovvero i talenti del Sud finiscono per costituire un bacino di capitale umano per le aree maggiormente produttive del settentrione e del Centro del Paese, oltre che per i Paesi stranieri. Si è parlato di “desertificazione universitaria del Sud”: in questa prospettiva nel 2041 il Mezzogiorno perderà il 27% di iscritti, il Centro-Nord circa il 20%.

Per saperne di più https://www.migrantes.it/rapporto-italiani-nel-mondo-2023/