“Gli italiani non fanno più figli: l’Italia non è più un Paese per giovani, è stimato un calo demografico del 17% da qui al 2050. È una tragedia”: a dirlo è stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, nel corso del suo intervento a Verona al Congresso mondiale delle Famiglie.
La denatalità, ha ricordato il titolare del Miur, “ha ripercussioni fortissime anche sulla scuola, come si nota già in questi ultimi anni guardando ai dati della diminuzione del numero degli studenti. Le previsioni demografiche sono poco incoraggianti”.
In effetti, la riduzione di alunni è diventata una costante: nell’anno scolastico in corso è stata fatta registrare una diminuzione di oltre 75 mila alunni.
Ed entro un decennio diventeranno un milione in meno, con l’inevitabile esubero del personale docente e non solo: saranno costretti a cambiare sede, a causa della perdita della titolarità, oppure rimarranno in servizio a disposizione come soprannumerari.
Nel corso del suo intervento tenuto a Verona, il ministro dell’Istruzione ha detto che l’auspicio è che “i genitori e la scuola assumano la consapevolezza del disagio in cui versano le nuove generazioni, come rabbia, isolamento, droghe, alcool”.
“L’educazione primaria è data dalla famiglia; la scuola prosegue il lavoro dei genitori. È necessaria una corresponsabilità”.
Un fattore, quello della corresponsabilità, che comunque fa parte stabile della mission formativa ed organizzazione degli istituti scolastici.
Il ministro dell’Istruzione, infine, si è soffermato sull’ideologia: “sia fuori dalle scuole”. Perché, ha ricordato, bisogna essere studenti “senza essere indottrinati o essere vittime di strumentalizzazioni ideologiche di nessun tipo”.
Il messaggio di Marco Bussetti è chiaro: chi insegna non faccia politica, gli studenti non vanno influenzati su questo genere di argomenti.
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