L’Italia non è un paese per ragazze, anche dal punto di vista lavorativo: 1 su 2 si sente limitata, nelle scelte sul futuro, da stereotipi e retaggi maschilisti e il lavoro è percepito come il luogo più a rischio discriminazione: è quello che emerge dall’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes e OneDay Group, che quest’anno ha coinvolto oltre 2000 ragazze adolescenti dai 14 ai 26 anni.
Al primo posto per le discriminazioni c’è il lavoro: le giovani sono consapevoli che, in futuro, da adulte, dovranno continuare a lottare. E questo determina anche i progetti e i sogni: secondo l’indagine infatti le ragazze di oggi fanno fatica a sognare, e non progettano in grande il loro futuro. Più della metà delle intervistate, il 53,96%, ritiene che le scelte riguardo agli studi futuri o alla carriera lavorativa, le ambizioni e le passioni vengano limitate dagli stereotipi e retaggi maschilisti.
Se al secondo posto viene indicata l’assenza di una rete di sostegno, al terzo c’è la mancanza di modelli a cui ispirarsi: per il 20% di loro “non c’è nessun modello di riferimento” e per il 30% il principale modello è la propria mamma. In sostanza una su 2 non ha modelli esterni alla famiglia a cui riferirsi idealmente per progettare il proprio futuro. Questo influenza negativamente le giovani Neet (Not in education, employment or training), per cui l’Italia detiene il record europeo negativo: le italiane tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano sono ben il 25%.
Le ragioni, secondo il dossier inDifesa 2022 di Terre des Hommes, si trovano nelle pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia e nel mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, e rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli.
“È urgente un cambiamento culturale, sostiene il direttore generale di Terre des Hommes, c’è molto da fare per il futuro delle giovani donne nel nostro Paese – Occorre lavorare affinché genitori e insegnanti incoraggino le ragazze a seguire percorsi di studio che permettono carriere vicine ai loro reali desideri, al netto dei condizionamenti esterni, che arrivano persino dai libri di testo che ancora troppo spesso raffigurano gli uomini come scienziati e ingegneri e le donne come maestre e infermiere. “
Da circa dieci anni le ragazze rappresentano quasi il 60% dei laureati in Italia, ma la loro presenza all’interno dei corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics) è decisamente più ridotta a vantaggio di percorsi di studio in ambito linguistico, medico e umanistico. Secondo il Ministero della Pubblica Istruzione, nell’anno accademico 2020/2021 le studentesse immatricolate nei corsi di laurea Stem sono il 21%, la metà rispetto agli uomini.
Anche l’educazione finanziaria rappresenta un altro gender gap: i più recenti test Pisa-Ocse evidenziano come i livelli di alfabetizzazione finanziaria dei maschi 15enni siano superiori di due punti percentuali rispetto a quelli delle coetanee. Il gap in Italia è addirittura di 15 punti.
Il 47,78% delle giovani ha dichiarato all’Osservatorio indifesa di aver assistito a una violenza fisica e 7 ragazze su 10 hanno assistito ad episodi di violenza psicologica. Le giovani intervistate percepiscono il rischio della solitudine e dell’isolamento sociale (23,14%), il pericolo della violenza psicologica (19,72%), del bullismo (17,90%) e della violenza sessuale (17,39%). Per l’82,90% il web non è un ambiente sano e sicuro.
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