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L’Italia non pensa alla salute dei docenti: l’80% dei non idonei all’insegnamento soffre di malessere psichico

L’Europa pensa alla salute dei docenti, che stanno davvero collassando a causa degli impegni e delle responsabilità sempre maggiori. E l’Italia? Si gira dall’altra parte. O quasi.
Se consideriamo, infatti, che l’aumento dei parametri pensionistici sono aumentati, la situazione non potrà che andare sempre peggio.

La Germania, ad esempio, dopo uno studio pubblicato dalla rivista di medicina sociale del lavoro Deutsches Arzteblatt International, sa che gli oltre 800mila docenti in servizio fanno meno assenze per malattia dal lavoro rispetto ai lavoratori iscritti allo stesso sistema mutualistico sanitario. Ma, sono i lavoratori che si ammalano maggiormente di patologie psicologiche e psichiatriche. Lo stesso studio, ha evidenziato che gli insegnanti risultano la categoria professionale più soggetta a patologie del sistema nervoso, con una netta prevalenza delle forme nevrotiche. Manifestando sintomi come esaurimento psicofisico, perdita di concentrazione, amnesie, insonnia, mal di testa, irritabilità, aggressività.

Il fenomeno è stato studiato inizialmente dalla Francia nel 2006 che ha messo a disposizione dei propri docenti, oltre al medico generico di base, anche lo psichiatra di base. Poi è toccato al Regno Unito, effettuando un’indagine per scoprire quanto siano malati i docenti, sempre di patologie che riguardano la psiche e lo stress.

In Italia serve una presa di coscienza: gli insegnanti sono stressati!

A tal proposito, il medico Vittorio Lodolo D’oria, ha lanciato una petizione proprio per tutelare la salute degli insegnanti, rintracciando le cause dello stress legandola, fra le altre questioni, anche alla retribuzione, spesso causa scatenante di patologie associate allo sfinimento del lavoro quotidiano.
Senza dimenticare, appunto, che l’età pensionabile italiana è senz’altro fra le cause di maggiore stress.
Per il medico, il malessere psichico della categoria determina oggi l’80% delle inidoneità all’insegnamento.

Ecco la sua petizione cosa prevede:

Il programma politico da attuare nel prossimo lustro dovrà avere al centro il docente e soprattutto seguire precisi parametri per:

  1. Adeguare gradualmente, e inderogabilmente entro la fine della legislatura, la retribuzione degli insegnanti al livello della media dei colleghi della UE.
  2. Effettuare studi epidemiologici sulle cause di inidoneità all’insegnamento negli ultimi 10 anni (i dati sono presso l’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze) al fine di riconoscere ufficialmente le malattie professionali della categoria.
  3. Stanziare fondi ad hoc per attuare la prevenzione delle malattie professionali ufficialmente riconosciute, il monitoraggio dello Stress Lavoro Correlato, nonché la formazione prevista, ma non ancora attuata, dal DL 81/08 a favore di docenti e dirigenti scolastici.
  4. Rettificare l’attuale regime previdenziale (Monti-Fornero) tenendo conto del DL 81/08 che considera variabili imprescindibili: il prevalente genere femminile della categoria (83%); l’età anagrafica (invecchiamento); l’anzianità di servizio (usura psicofisica) e di conseguenza le malattie professionali. Riconoscere infine quali attività usuranti tutte le categorie di docenti nei diversi livelli d’insegnamento (non solo educatrici dei nidi e maestre della scuola dell’infanzia) come dimostrano gli studi scientifici oggi disponibili.
  5. Impegnarsi a realizzare i suddetti passaggi fin dal primo giorno utile della prossima legislatura senza tralasciarne nessuno. 

La proposta di Vittorio Lodolo D’oria, al momento ha raccolto circa 19mila firme alla petizione.

Certo è che non si può proseguire su questa strada dell’indifferenza verso la salute degli insegnanti, che dovrebbero ricevere maggiori tutele da parte delle istituzioni. Il burn out e le altre patologie ancora più serie non possono diventare segno distintivo di una categoria di lavoratori.

Fabrizio De Angelis

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