
L’Italia si prepara ad aumentare il proprio impegno militare a 2,5% del Pil, secondo le richieste della Nato e degli Stati Uniti, ma soprattutto dietro le pressioni del presidente Donald Trump.
Tuttavia, appare cruciale l’approvazione tecnica da parte del Consiglio europeo che se dovesse arrivare, le spese per la difesa italiane verrebbero temporaneamente esentate dalle rigide regole del Patto di Stabilità, considerato pure il grande debito pubblico dell’Italia, mentre questo scorporo permetterebbe all’Italia di destinare circa 20 miliardi in più alla difesa.
In questo periodo, l’Italia sta osservando con attenzione anche gli sviluppi legati alle politiche di difesa portate avanti degli altri membri della Nato che, considerati gli scenari geopolitici, segnala una inevitabile strategie di difesa in risposta alle crescenti minacce russe. In parallelo, gli Stati Uniti hanno informato i Paesi europei del passaggio di leadership sotto il controllo britannico.
In ogni caso, secondo gli analisti, le difficoltà interne legate alla spesa pubblica restano considerevoli e dunque passare dall’attuale 1,57% del Pil alla difesa al 2% appare arduo proprio per il debito pubblico, che limita notevolmente la capacità di incrementare ulteriormente le spese militari, per cui si potrebbe pure correre il rischio di compromettere la stabilità finanziaria del Paese.
In ogni caso, appare importante sottolineare che questo incremento del Pil per la difesa e a favore della Nato, se non toglierà inevitabilmente risorse sia al Welfare, sia all’Istruzione, non l’incrementerà di certo.