L’uso distorto degli smartphone e dei social media è diventato una consuetudine: si materializza anche in occasione di una lite a scuola tra due studenti. Il fatto è accaduto la mattina del 20 ottobre, durante la ricreazione, nell’Istituto tecnico economico Bodoni di Parma: due allievi di 14 anni sono passati dagli insulti ai calci e pugni. Qualche compagno, scrive l’Ansa, “ha cominciato a riprenderli con il telefonino, e la zuffa è subito finita in rete, altri hanno avvisato gli insegnanti. Ma non c’è stato nulla da fare, i due ragazzi hanno continuato a picchiarsi fra loro e ai dirigenti dell’istituto non è rimasto altro da fare che chiamare la polizia. La scuola ha poi convocato i genitori dei due alunni, che sono stati immediatamente accompagnati a casa”.
“Al di là di quello che farà la polizia – ha detto la dirigente scolastica alla Gazzetta di Parma – procederemo secondo il regolamento interno. Si riunirà il consiglio di classe e prenderà provvedimenti”.
I due quattordicenni autori dell’episodio saranno sospesi ma la scuola ha intenzione di agire anche su chi, invece di fermare i ragazzi o avvisare gli insegnanti, ha pensato solo a riversare le immagini sui social media.
Cosa rischiano i compagni che autori dei video e che li hanno subito riversati nella Rete? Proviamo a rispondere riportando la posizione del Garante della privacy su come gestire gli accadimenti “ripresi” all’interno delle scuole: “L’uso di cellulari e smartphone è in genere consentito per fini strettamente personali, ad esempio per registrare le lezioni, e sempre nel rispetto delle persone. Spetta comunque agli istituti scolastici decidere nella loro autonomia come regolamentare o se vietare del tutto l’uso dei cellulari. Non si possono diffondere immagini, video o foto sul web se non con il consenso delle persone riprese”.
Trattandosi poi di minori, diventa poi “indispensabile ottenere il consenso da parte degli esercenti la potestà genitoriale”.
Il Garante ha anche sottolineato “che la diffusione di filmati e foto che ledono la riservatezza e la dignità delle persone può far incorrere lo studente in sanzioni disciplinari e pecuniarie o perfino in veri e propri reati”.
Quindi, non solo la scuola provvederà a redarguire e a comminare agli studenti autori del video e del riversamento on line, attraverso il consiglio di classe, le sanzioni previste dal regolamento d’istituto.
L’atto di rendere pubblico sul web quanto accaduto a scuola potrebbe, però, anche avviare una denuncia presso la polizia postale e far scattare accertamenti che, in linea teorica, potrebbero portare ad aprire un fascicolo giudiziario, con tanto di processo, nei loro confronti.
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