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“Liturgia dei miserabili”: in un film il disagio relazionale si fa arte

Un film in bianco e nero dove s’intersecano storie “dissimili” dalla “normalità”: una donna che dondola amorevole un bambino di paglia, intonando dolci nenie, un vagabondo con una piccola carriola colma di rami secchi che attraversa il film, dall’inizio fino alla fine, cercando un fiammifero emblema dei quella luce interiore che è guida della vita di ognuno. 
Nella scena finale il viandante percorrerà una strada nei cui lembi si notano distintamente due focolai, potrebbe attingere da lì il “fuoco”, ma lui prosegue alla ricerca del “suo” fuoco.
Sono tanti “i vissuti” messi in scena, ed ognuno di loro è nel contempo rappresentazione di disagio relazionale ed anche metodo di cura, conosciuto come drammaterapia.
Rino Marino, che è anche attore e drammaturgo, è il fondatore della compagnia teatrale “Sukakaifa Drama”, alla quale fanno parte gli attori del film.
Una compagnia nata nel 2002 ed i cui componenti sono portatori di disagio psichico.
Drammaterapia che ha donato agli attori anche l’orgoglio di essere stati, per due volte, i vincitori del premio “Biennale Internazionale del teatro impegnato nel disagio psichico” di Massa Carrara. La prima volta, nel 2003, con “La Giara” di Luigi Pirandello, nella versione in dialetto siciliano, la seconda, nel 2005, con “La sagra del signore della nave”, sempre di Pirandello.
“Mi auguro di continuare a lavorare nel cinema, così mi posso fare una famiglia”, dice un attore-paziente del regista-psichiatra Rino Marino, a conclusione della presentazione del film al cinema Lubitsch di Palermo il 12 scorso.
Affermazione che è segno dell’intera opera: artistica, sociale, medica, poetica, umana.
A fine settembre “Liturgia dei Miserabili”, sarà proiettato a Roma al cinema “Azzurra Scipioni”.
Redazione

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