“Noi diciamo che per essere italiani bisogna conoscere l’italiano, la storia italiana, la geografia, la costituzione e l’educazione civica: ecco perché diciamo nelle nostra proposta dello Ius Italiae che dopo dieci anni di scuola dell’obbligo condotta con profitto, puoi diventare cittadino italiano”. Con queste parole il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sabato 5 ottobre ha illustrato la proposta di legge sulla cittadinanza di Forza Italia.
La volontà del partito fondato da Silvio Berlusconi è stata espressa al termine della giornata dell’Economia promossa dal partito Milano: si tratta, in pratica, come del resto già annunciato da alcune settimane dello stesso ministro Antonio Tajani, il cosiddetto Ius Italiae.
L’idea forzista contenuta nel progetto di legge prevede “che lo straniero nato in Italia o lo straniero che arriva in Italia entro il compimento del quinto anno di età, che risiede ininterrottamente per dieci anni in Italia e frequenta e supera le classi della scuola dell’obbligo, 5 anni elementari, 3 anni di medie, 2 di superiori, può ottenere la cittadinanza italiana, a 16 anni“. Nella proposta si specifica anche che “finché è minorenne la richiesta deve essere fatta da un genitore. Se il genitore non esercita questa facoltà, il ragazzo potrà chiedere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno”.
Poco prima il ministro Antonio Tajani, assieme ai capigruppo azzurri al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, aveva spiegato che la proposta di legge di Forza Italia non è esattamente centrata sullo ‘Ius Scholae’, ma sullo ‘Ius Italiae’,
“È definito così perché – ha sottolineato Tajani – diventi italiano perché ti sei formato da italiano“.
Quella di Forza Italia è una apertura importante, probabilmente isolata, del Centro-Destra. Nei giorni scorsi Save the Children ha chiesto di cambiare la legge n. 91/1992 perchè “è superata e ha un impatto negativo sulla vita di centinaia di migliaia di bambine, bambini e adolescenti in Italia che, quotidianamente, si scontrano con barriere formali che impediscono loro di sognare e progettare concretamente il loro futuro”.
L’associazione auspica l’approvazione di una “riforma che metta al centro i diritti di tutti quei minori che nascono o crescono nel nostro Paese, ma che attualmente sono italiani di fatto e non di diritto“.
I dati nazionali dicono che i quasi un milione gli alunni con cittadinanza non italiana che frequentano la scuola (914.860 studentesse e studenti, l’11,2% del totale degli iscritti), poco più della metà concentrati nel primo ciclo di istruzione: di questi, il 65,4% è nato in Italia.
Intanto, +Europa ha lanciato un referendum popolare che negli ultimi giorni ha fatto registrare una quantità di adesioni inaspettata (con tanto di sito internet preso d’assalto) superando ampiamente le 500 mila firme necessarie.
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