Domani 11 ottobre tutto il sindacalismo di base sarà in piazza per lo sciopero indetto da Cobas, Unicobas, Cobas Sardegna, USB, CUB e altre sigle minori.
Si tratta di uno sciopero generale che riguarda anche la scuola.
La giornata si aprirà alle 9.30 con una manifestazione davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione che alle 12 si ricongiungerà a piazza Venezia al corteo cittadino intercategoriale.
“Alla necessità di attivare misure significative per ridurre rischi e per garantire il diritto allo studio – afferma Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas – il Governo risponde legittimando oltre 17mila classi dai 26 ai 33 alunni. Non si prevede nessuna riduzione dei gruppi-classe a 15 alunni, come fatto in Germania e Regno Unito e questo grazie ad un Protocollo firmato dal Miur e dalle Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative”.
Prosegue d’Errico: “Niente dispositivi di sicurezza adeguati a lavoratori e bambini, bloccati con mascherine inadeguate anche a ricreazione e niente sanificazione dell’aria (in Germania si investono 500 milioni per impianti d’aerazione). Per non parlare della mancanza di un piano per la costruzione di nuovi edifici e nuovi spazi e per un adeguato sistema di trasporto scolastico”.
I soldi ci sarebbero, sostiene d’Errico, basterebbe la riconversione totale ad usi pacifici delle spese militari e per le false missioni di pace.
Conclude Unicobas: “Servono almeno 7 miliardi per le assunzioni, 7 miliardi per il contratto e 13 per mettere finalmente in sicurezza le scuole italiane dal momento che l’80% degli edifici non ha il certificato di agibilità e neppure la palestra”.
Anche i Cobas insistono sulle stesse tematiche e rivendicano “investimenti nella scuola pubblica, con la riduzione del numero di alunne/i per classe, l’aumento degli organici con l’assunzione delle/dei docenti con 3 anni di servizio e le/gli Ata con 2; per interventi immediati e di lungo periodo nell’edilizia scolastica e nei trasporti locali”.
Puntuale la protesta della CUB Scuola che scrive: “I lavoratori della scuola attendono da tre anni il rinnovo contrattuale. L’ultimo rinnovo, avvenuto dopo quasi dieci anni dalla scadenza del contratto precedente, ha visto un recupero salariale del 3,48%, un vero insulto alla categoria. In concreto, dopo nove anni, i più fortunati si sono ritrovati 50 euro scarsi in più in busta paga. Riprendiamo poi una questione da troppo tempo in sospeso: il ‘congelamento’ dello scatto di anzianità del 2013. C’è chi è andato in pensione non raggiungendo l’ultimo livello stipendiale a causa di questo blocco e molti hanno perso somme rilevanti, vista l’esiguità delle retribuzioni. Segnaliamo ancora quanto sia ingiusta l’attesa per il pagamento della buonuscita, una somma di denaro che spetta di diritto ai lavoratori e che, invece, qualora non si vada in pensione all’età di 67 anni, viene tenuta sotto sequestro mediamente per 24 mesi, cui, a maggior beffa, si debbono aggiungere i tre mesi che l’INPS si riserva per l’elaborazione della pratica”.
I motivi del malessere, insomma, sono tanti e domani si intrecceranno anche con le proteste di quanti vogliono far sentire la propria voce su quanto accaduto sabato pomeriggio nel centro di Roma dove, tra l’altro, la sede della Cgil è stata posta sotto attacco da esponenti di Forza Nuova che stavano partecipando alla manifestazione contro l’obbligo del green pass (diversi mezzi di informazione parlano senza mezzi termini di attacco da parte dei neofascisti).
D’altronde tutti i sindacati rappresentativi (ma anche quelli di base, tra cui Cobas e Unicobas) hanno già espresso la loro solidarietà al sindacato di Landini.