Poco per volta lo scenario della protesta autunnale della scuola si sta delineando.
Dopo un avvio relativamente tranquilo (le scuole non si sono trasformate in tanti Viet-nam come minacciavamo le frange più intransigenti del movimento anti legge 107), i sindacati del comparto hanno annunciato una manifestazione nazionale che si terrà a Roma sabato 24 ottobre (“Una simpatica passeggiata”, ironizza l’Unicobas).
Il primo vero tentativo di mettere in difficoltà il Governo coinciderà con lo sciopero del 13 novembre al quale per il momento aderiscono Cobas e Unicobas e al quale potrebbe aggiungersi qualche altra sigla del sindacalismo di base (stupisce un po’ il fatto che fino ad ora l’Anief non abbia ancora dichiarato apertamente come abbia intenzione di muoversi).
Per parte loro i sindacati del comparto (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) stanno ancora discutendo per cercare una posizione comune: stando a notizie non ufficiali sembra che la loro idea sia quella di agganciare la protesta della scuola a quella del pubblico impiego con uno sciopero generale di tutto il settore pubblico contro lo stanziamento-beffa di 200 milioni di euro per tutti i contratti scaduti da anni (scuola, università, sanità, enti locali e non solo).
Ma intanto, mentre i 5 discutono, l’USB ha già proclamato lo sciopero generale del pubblico impiego per il 20 novembre. A questo punto fino al 27 novembre non ci potranno più essere altri scioperi; Cgil, Cisl e Uil dovrebbero quindi convergere sulla data già indicata da USB.
Eventualità poco probabile, stando alle esperienze pregresse.
Lo scenario, però, potrebbe anche modificarsi quando si conosceranno in modo più preciso i contenuti della legge di stabilità riferiti alla scuola.