Lo sciopero e dintorni: una riflessione

A settembre i sindacati avevano annunciato: “La scuola sarà il Vietnam di Renzi”. “Renzi, stai sereno prenditi un Oxi: a settembre sarà il caos, il Vietnam”…
Interessante il forte impatto storico – emotivo che caratterizza la parola “Vietnam”, simbolo della resistenza di un popolo che costrinse nel 1975 la superpotenza americana ad abbandonare frettolosamente il paese asiatico.
Ma nel nostro caso il “Vietnam” non ha portato a nessuna capitolazione di Renzi, il quale coerente con il suo credo ideologico di “bypassare” i corpi intermedi (= i sindacati) è andato dritto per la sua strada.
Infatti, al di là del suo proclama di mettere al centro gli insegnanti e del suo storytelling, la legge 107/15 è ancora davanti a noi; le condizioni organizzative sono peggiorate, grazie al divieto di nominare supplenti per il primo giorno di assenza del docente (legge di stabilità 2015 comma art. 1 comma 333); avremo un contratto economico ridicolo e offensivo (legge di stabilità 2016) e infine prende sempre più forma il nostro nuovo rapporto di lavoro, basato sul volontariato (= aumento di incarichi a fronte di un compenso uguale a zero) aperto con il PNSD (= animatore digitale) e con i tutor per i neoassunti. Potrei continuare, ma mi fermo qui, per rispetto al “giusto e sereno stop natalizio” di noi docenti che ogni giorno varchiamo l’aula, “impattando” quindi con la complessità della prassi didattica.
Eppure di fronte a questa “Caporetto”, a questo anno disastroso per chi lavora nella scuola, i sindacati fra qualche mese torneranno a proporci il solito sciopero, la solita manifestazione che purtroppo risulteranno inefficaci a fini dei benefici della categoria, ma non per il loro “peso” di rappresentanza.
Il potere politico, ormai è “attrezzato” per resistere a tutte queste forme di protesta, supportato dal contesto economico-finanziario, culturale e massmediologico che non credendo più nel futuro, ha emarginato la scuola. Anzi, godrà silenziosamente per aver risparmiato qualche risorsa economica dall’astensione di lavoratori che ancora credono nella funzione promotrice della scuola. Già sento la richiesta: “In alternativa, cosa proponi? “Risposta secca: “Non lo so!”
Non riesco a trovare una risposta efficace a questa situazione di blocco. Mi rendo conto di far parte di quegli “apologeti indiretti” (Diego Fusaro) che pur opponendosi allo status quo, lo avvalla, lo giustifica, fermandosi alla critica senza prassi. Ovviamente, sono aperto a qualunque indicazione concreta, praticabile, onerosa economicamente ma efficace.

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