In un comunicato stampa della UIL si scrive: “Fare lo sciopero virtuale: questa la proposta rilanciata dal segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
In sostanza, si dichiara lo sciopero, ma i lavoratori che vi aderiscono prestano comunque il loro servizio, indossando per esempio una fascia al braccio; non percepiscono lo stipendio per quella giornata, ma la controparte deve versare ad un apposito fondo, per ogni lavoratore che sciopera, il corrispettivo di tre giornate di lavoro (alimentando così un fondo cassa da destinare poi a finalità precise). In questo modo si agisce con un deterrente ma il servizio non viene bloccato”.
A tal proposito si vuole ricordare il disegno di leggen. 1170 (Disposizioni in materia di sciopero virtuale) presentato alla Presidenza del Senato il 29 ottobre 2008, a iniziativa di Ichino, Treu, Morando, Bonino, Adragna, Blazina, Biondelli, Ceccanti, Ghedini, Nerozzi, Passoni, Perduca, Poretti, Roilo e Tonini, in cui si definisce lo sciopero virtuale nel seguente modo: “Secondo la definizione più aggiornata che ne fornisce la letteratura lavoristica, per sciopero virtuale deve oggi intendersi la forma di agitazione collettiva che un sindacato o una coalizione di altro genere possono scegliere di proclamare in alternativa rispetto allo sciopero tradizionale, soprattutto in un settore di servizi pubblici, al fine di esercitare pressione sulla controparte imprenditoriale in modo diretto, incidendo immediatamente sul suo bilancio, ma senza recare pregiudizio agli utenti del servizio o alla collettività, comunque senza distruzione di ricchezza. A seguito della proclamazione dello sciopero virtuale, i lavoratori che vi aderiscono continuano a svolgere regolarmente le proprie mansioni, rinunciando tuttavia alle rispettive retribuzioni, mentre l’azienda è obbligata a devolvere a un’iniziativa socialmente utile previamente individuata una somma pari a un multiplo dell’ammontare delle retribuzioni stesse. In questa sua versione più sofisticata, la possibilità di praticare lo sciopero virtuale presuppone l’esistenza di un accordo collettivo che lo preveda e ne definisca le modalità di attuazione”.
Detto questo, è più che probabile che da settembre ci troveremo al cospetto di scioperi veri, numerosi e vissuti nelle manifestazioni di piazza.
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