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Lo scrittore Affinati ai docenti: “Non accontentatevi di mettere i voti, dovete conoscere gli alunni”

Lo scrittore Eraldo Affinati, ex docente, mentre nelle varie scuole sta avendo luogo la ripresa delle attività didattiche, si è sentito di dare alcuni suggerimenti agli insegnanti in questi giorni delicatissimi. Ecco cosa ha detto ad Adnkronos e l‘appello rivolto anche agli studenti.

“La scuola non è qualcosa di lontano, di erudito e accademico”

“Cercate di non considerare la scuola come un luogo separato dalla vita. Cercate di vederla, invece, come un luogo in cui si intensifica la vostra esistenza. La scuola non è qualcosa di lontano, di erudito e accademico, ma qualcosa che riguarda la vostra vita”, questo il messaggio per i giovani.

I ragazzi nascondono risorse a scuola?

“Si va a scuola non per annoiarsi o soltanto per fare i compiti e studiare ma anche per arricchire la nostra esistenza. Se riuscissimo a dare questo senso di speranza ai ragazzi la scuola sarebbe diversa”, ha aggiunto. “Lo dico perché spesso i ragazzi il pomeriggio hanno delle risorse e mostrano delle energie creative che vengono nascoste la mattina”.

“Dobbiamo fare in modo che anche la mattina gli allievi possano esprimere tutte le loro potenzialità. Ma per fare questo c’è bisogno della fiducia dei loro professori che non dovrebbero soltanto accontentarsi di spiegare il programma e mettere il voto, ma innanzi tutto conoscere i loro studenti”, questo invece l’appello ai docenti. Ma è qualcosa di davvero così facile da mettere in atto?

Inizio scuola, il simpatico elenco di adempimenti da compiere dei docenti

“La circolare numero 5 recava un numero di allegati imbarazzante, tutti redatti in burocratichese stretto e scuolese spinto, dove ci si incoraggiava sostanzialmente a tentarle tutte in classe, però ce lo diceva in una buffa commistione di termini che sembrano rubati all’agenda di un top manager milanese: cooperative learningproject-based learningdigital storytellinggame grammar e, forse, anche prisencolinensinainciusol. Ma questi sono solo paroloni per gettare fumo negli occhi, in fondo è un lavoro semplice: basta solo trovare un metodo di insegnamento coinvolgente tarato appositamente per ogni classe, adottare la giusta strategia senza dimenticare di fornire le competenze previste dalla programmazione individuale, mettere in atto didattica digitale innovativa e traghettare le nuove generazioni nel futuro facendole appassionare alle materie in modo ludico e non cattedratico, senza però dimenticare la tradizione, i valori e l’amor di patria da infilare da qualche parte nelle ore di educazione civica, naturalmente calibrando il tutto in modo che sia cucito su misura per ogni singolo studente, valorizzando le eccellenze, avendo cura di personalizzare la didattica tramite i giusti strumenti compensativi, promuovendo l’inclusione, dettando i compiti sul diario, educando alla convivenza civile ed evitando che qualcuno si faccia male nell’intervallo perché altrimenti i genitori se la prendono con noi”.

“Che nervoso quelli che la chiudono lì, dicendo che abbiamo poco da lamentarci perché il nostro non è un lavoro ma è una missione. Si adeguino un po’ ai tempi e usino anche loro l’inglese. Non si dice missione, si dice ‘mission’. Mission impossible“, queste le parole ironiche della docente Valentina Petri.

Redazione

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