Lo scrittore Premio Strega Edoardo Albinati, autore del libro La Scuola Cattolica, è intervenuto insieme a Francesco Piccolo sul palco dell’Arena del Sole a RepIdee ed ha risposto alle domande poste dalla giornalista di Repubblica Laura Pertici.
L’autore ha annunciato che proprio in questi giorni si è conclusa, dopo 29 anni di insegnamento ai carcerati, la sua esperienza tra le aule di Rebibbia. “Ho visto versare lacrime da omaccioni tatuati – dice – È una scuola come le altre. Anche se per la prima volta ho promosso tutti. Persino chi aveva 5, essendo il mio ultimo giorno. I vantaggi sono che non ci sono le famiglie, il dramma della scuola italiana, e non ci sono i cellulari. Ma le condizioni di chi ci vive dentro sono pessime”.
Insomma, secondo Albinati le famiglie, i genitori magari troppo oppressivi e la presenza di smartphone in classe sono molto dannosi per la scuola italiana. Lo stesso psichiatra Paolo Crepet ha più volte addossato molte colpe dei giovani di oggi ai genitori.
Ecco cosa ha detto qualche mese fa: “È necessario considerare una categoria molto vasta, i ragazzi e le ragazze che non hanno voglia di studiare. L’ipotesi che io mi farei da genitore è chiedermi perché mio figlio non studia, prima di decretarne il fallimento psicologico. Io stesso ho ceduto tante volte durante la scuola, ho preso tantissime insufficienze e per fortuna non c’erano gli psicologi. Avevo solo dei genitori che invece che compatirmi mi hanno spronato. Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio”.
E ha continuato: “A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da parte dei professori”.
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