In questi giorni di scrutini, pagelle e risultati di fine quadrimestre la riflessione di un docente su Twitter sta facendo discutere non poco. Secondo quest’ultimo non è vero che, come dicono molti, la scuola non boccia, anzi; lo fa eccome. Ecco cosa ha scritto.
“In questi giorni sono usciti i quadri a scuola. E si è messo fine a una b***a che circola molto: la scuola non boccia. La scuola italiana invece boccia e molto, lo fa già alle medie, lo fa tantissimo al biennio, lo fa ogni volta che può. Di fronte alla doppia crisi – dell’autorevolezza e del senso del sapere – la scuola italiana sa rispondere solo in un modo: il voto numerico, bocciature e debiti. Con autoritarismo, paternalismo e repressione spesso peggiori di quelli del Novecento.
La pandemia ha avuto un effetto esplosivo: le famiglie hanno visto il disastro che spesso accade in classe, i docenti hanno visto la crisi sociale nelle famiglie. La comunità educante è diventata una guerriglia educante, gli studenti il campo di scontro tra famiglie e scuola.
È un doppio assedio. Il modo in cui le scuole difendono con le famiglie che gli chiedono di assolvere al loro compito educativo è il registro elettronico che le famiglie compulsano. Il modo in cui le famiglie si difendono è l’abuso delle certificazioni e dei ricorsi.
Cinquant’anni fa vennero approvati i decreti delegati. Nove milioni di persone parteciparono alle elezioni degli organi collegiali; alle assemblee preparatorie quattro milioni e mezzo. La possibilità di una scuola democratica ancora esisterebbe”.
Il docente crede insomma che gli studenti siano le vere vittime di questo tempo, da un lato bombardati dai voti e dalla media matematica dei registri elettronici, e dall’altro dai genitori troppo apprensivi che tendono a proteggerli con ricorsi.
Molti, come il giornalista Davide Giacalone, credono che invece la scuola abbia preso una deriva sindacal-assistenziale, e che gli studenti vengono soltanto compatiti. Molti alunni, dal canto loro, credono che ci sia invece troppa pressione e che ci siano troppe aspettative su di loro, come hanno denunciato nelle recenti occupazioni.
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