Il mestiere del docente non è più attrattivo e molti insegnanti si trovano spesso a voler cambiare lavoro: è questo il caso di una maestra di una scuola elementare di una zona “non facile” di Torino di 45 anni, secondo quanto riporta La Repubblica. Ecco lo sfogo della donna.
“Ogni tanto penso che forse sarebbe meglio lavorare in fabbrica. Lo so che è un lavoro duro, ma con i turni si può guadagnare di più”, queste le sue parole. “Sono stata precaria dal 2016 al 2021, poi sono diventata di ruolo. Prima avevo iniziato nelle scuole private quindi sono passata al pubblico, per avere più garanzie e perché in questo modo ho potuto avere accesso a un mutuo e comprare casa. Ma per assurdo ora guadagno di meno”, ha raccontato.
“Il mio stipendio è di circa 1.500 euro ma con un mutuo da 679 euro da sostenere. In origine era di 450 euro, con il tasso variabile però. È aumentato negli ultimi due anni, da quando è scoppiata la guerra. In più sono separata, con una figlia e senza il mantenimento perché suo papà non lavora e lei è ormai maggiorenne, studia all’università”, queste le sue difficoltà.
“Per arrotondare faccio anche l’educatrice territoriale. Il Comune ti dà l’affido di un ragazzo che ha bisogno di sostegno, in cambio di un rimborso spese di 200 euro. È una delle poche attività che sono compatibili perché è un rimborso. Noi non possiamo fare un secondo lavoro, a differenza dei privati o dei liberi professionisti”, questo un altro problema sollevato.
Ecco poi il riferimento agli stereotipi sui docenti: “Certo, uno può dire: lo hai voluto tu, nessuno ti ha obbligata. Però dicono anche che abbiamo due mesi di ferie. Beh, io non sono potuta andare da nessuna parte, ho lavorato il 14 e il 16 agosto per occuparmi dell’affido. Ci penso tutti i giorni a licenziarmi per andare in fabbrica”.
“La motivazione non è venuta a mancare, perché voglio bene ai ragazzini delle classi come fossero miei figli. Però è una responsabilità anche dal punto di vista penale guardare 20-25 ragazzi, per di più in una zona non facile. Il prestigio dell’insegnante poi è venuto meno, ci sono genitori che ti trattano male e non ti rispettano. Ecco, al di là dei soldi c’è questo aspetto che non viene mai considerato”, ha concluso.
In effetti gli stipendi dei docenti sono tra i più bassi d’Europa. I dati dell’ultimo rapporto OCSE 2024, relativo agli anni 2015-2023, sono molto chiari. Oltre a fornire un’analisi dettagliata su diversi campi dell’istruzione a livello globale, ne emergono alcune in particolare legate all’andamento dello stipendio degli insegnanti.
Negli ultimi anni, gli stipendi degli insegnanti in Europa hanno mostrato significative differenze tra Paese e Paese. Dati raccolti dal 2015 al 2023 evidenziano che la Germania ha costantemente offerto i compensi più elevati, con una retribuzione annua media di circa 47.250 euro nel 2019, seguita dalla media OCSE di 42.300 euro. Francia e Spagna presentano stipendi inferiori, ma stabili: in Francia, la retribuzione media per il 2019 si attesta sui 37.080 euro, mentre in Spagna è leggermente più bassa, a 33.030 euro.
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