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Lo sguardo dell’Ocse sull’Educazione del 2005

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un Rapporto molto corposo che è finalizzato, se ben letto, a permettere ai vari Stati di valutare la qualità dei loro sistemi d’istruzione alla luce degli altri sistemi scolastici, ma pure a misurare lo stato attuale dell’educazione attraverso la prospettiva internazionale.
Una mole smisurata di dati oggettivi vengono offerti e messi a disposizione con questo recente rapporto Uno sguardo all’educazione 2005, che se ben esaminati, integrati e disintegrati possono rappresentare materiali per più di un’analisi qualitativa dei sistemi d’istruzione nel mondo e contribuire a fornire sicuri elementi per la politica scolastica del futuro oltre che per il progresso della pedagogia comparativa, quella branca molto importante delle più ampia storica disciplina, del tutto oggi colpevolmente sottovalutata, quando non ignorata, dai decisori politici e dagli organi dell’amministrazione scolastica. In tutto il mondo, ma in Italia in questo momento di implementazione di una riforma che ha voluto rispondere solo alle esigenze della politica.
Dalle oltre quattrocento pagine, emerge che in tutti i Paesi i governi cercano di migliorare l’efficacia dei loro sistemi educativi e sono fortemente impegnati a reperire le risorse supplementari per fare fronte alla grande domanda di formazione e che in tutti gli Stati, sia quelli caratterizzati da economie avanzate che in quelli ancora in via di sviluppo, un ruolo importante è svolto dall’educazione e dall’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Il capitale umano, insomma, è ritenuto un fattore chiave per stimolare la crescita economica degli Stati e di quelli individuali.
Secondo il Rapporto le spese per l’istruzione sono in grande aumento in tutti gli Stati, ma il ritmo è ovunque più lento del Pil. Cioè, pur essendo impegnati ad aumentare le spese dell’istruzione, gli Stati sono costretti a ridurre il peso dei bilanci.
In tutti gli Paesi si allunga la durata degli studi. Sono sempre di più gli adulti che ottengono diplomi di istruzione superiore.
La durata degli studi aumenta in tutti i sistemi di istruzione e gli studenti che prevedono fin dal momento in cui intraprendono gli studi secondari  di continuare il corso di studio con l’iscrizione all’università sono in aumento.
Le competenze in matematica e le capacità di risolvere problemi non sono uniformi. Sono stati, infatti,  gli studenti della Finlandia, del Giappone, dei Paesi Bassi e della Corea ad essersi dimostrasti più abili in senso assoluto in matematica.
Per quanto attiene a le prospettive individuali e di lavoro il Rapporto evidenzia che gli investimenti nel settore dell’istruzione comportano benefici sia a livello individuale che collettivo tanto che gli adulti che hanno raggiunto un buon grado di istruzione secondaria superiore hanno maggiori opportunità di trovare lavoro e di percepire stipendi più aletti rispetto a quegli individui che non hanno raggiunto i più alti gradi dell’istruzione.
Tra gli altri indicatori utilizzati dagli esperti che hanno compilato il Rapporto: aumentano gli studenti che frequentano l’università all’estero, aumentano pure gli studenti che studiano e lavorano contemporaneamente anche se un’altissima percentuale non fa bene né  il lavoro né lo studio.
Importante è il capitolo del Rapporto attinente agli insegnanti, la cui retribuzione e i tempi di lavoro variano considerevolmente da un Paese all’altro.
In alcuni Paesi, gli insegnanti sono retribuiti più del doppio rispetto a quelli di altri Paesi. Anche il numero delle ore lavorative varia da un Paese all’altro. Le ore di lavoro degli insegnanti, per esempio, vanno da un minimo di 535 ore del Giappone alle oltre 1.000 del Messico e degli Stati Uniti. Differenze simili si registrano anche ad altri livelli scolastici. In base alle ore di lavoro sono pagati meglio gli insegnati della scuola primaria.
 

 

 
 
Giuseppe Guzzo

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