Se fino a qualche tempo addietro il negazionismo climatico era sottotraccia, con qualche malcelata vergogna, con la vittoria di Trump si scopre che il riscaldamento globale è una bufala e si scoprono pure persone con un lungo curriculum di lotta alla scienza collocati nei ruoli chiave.
Da una tavola rotonda, riporta Wired.it, in occasione dell’ultimo Conservative Political Action Conference del mese scorso sembrerebbe che ormai non ci sia limite alle menzogne sull’ambiente e la salute propagandate da parte dei più influenti sostenitori di Trump.
Nel complesso i propagandisti sfoderano argomenti come: gli ambientalisti sono cocomeri (verdi fuori ma rossi dentro), il riscaldamento globale è una fake news, sostituire i combustibili fossili uccide posti di lavoro ecc…. L’unica differenza è la palpabile soddisfazione, più volte sottolineata, di avere finalmente un presidente in grado di recepire i loro consigli.
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Da tempo affermano che l’inquinamento atmosferico, persino quello insostenibile di alcune città cinesi, non uccida nessuno. All’argomento ha anche dedicato un recente libro intitolato Scare Pollution: Why and How to Fix the EPA, dove ancora una volta il problema non è chi inquina gli Stati Uniti, ma chi dovrebbe impedirlo.
L’argomentazione di base è che non ci sarebbero prove sufficienti per affermare che l’inquinamento atmosferico da polveri sottili (PM 2,5) è letale, ma “solo” su studi epidemiologici che evidenziano correlazione, e non causa. Se è certamente vero che bisogna ricordare il mantra correlazione≠causalità, è anche vero che oltre a montagne di studi che evidenziano associazioni tra inquinamento dell’aria e gravissime malattie esiste già un’ampia letteratura dedicata ai meccanismi di azione di queste particelle.
Sarebbe quindi lecito chiedersi come mai i disinforamtori ricevano ora tanta attenzione.
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