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Lo Spending review riaccende le proteste degli studenti

Le notizie sullo Spending review che il governo intende attuare anche sull’istruzione pubblica, stanno facendo alzare i toni della contestazione anche tra gli studenti. A dieci giorni dall’annuncio della volontà di voler creare problemi di svolgimento delle prove Invalsi, in programma il 16 maggio nelle seconde classi degli istituti superiori, l’Unione degli studenti ha fatto sapere che l’organizzazione non si limiterà “a boicottare i quiz con un grande atto di disobbedienza civile”, ma si sta organizzando nell’intento di riuscire a bloccare l’attività “delle scuole con assemblee studentesche in tutto il paese”.
L’organizzazione studentesca reputa grave che “dopo l’approvazione del pareggio di bilancio in Costituzione” siano arrivate delle “ricadute in tagli gravissimi: è il caso della spending review, che a quanto dice il Governo, nonostante le smentite di Profumo, si abbatterà nuovamente contro la scuola pubblica” privandola “di un ulteriore miliardo di euro di finanziamento”.
Gli studenti non si limitano però alla proteste. Alla richiesta del Governo ai cittadini di segnalare gli sprechi dello Stato, la Rete della Conoscenza ha preparato quattro proposte reali che vanno in questa direzione. E si pongono, quindi, come alternativa a quelle prospettate dal governo: si tratta di “tagliare le spese militari, i costi dei test Invalsi, i finanziamenti alle scuole e università private e introdurre l’open source nelle pubbliche amministrazioni”. Lo stesso sindacato studentesco, inoltre, ha predisposto una risposta al form del Governo visibile sul proprio sito internet.
In effetti, con l’anno scolastico agli sgoccioli è difficile che le proteste organizzate dagli studenti possano avere un grande seguito. Meglio, allora, condurre parallelamente alle contestazioni una strada che porta al dialogo. Sempre che il governo sia intenzionato a prenderla in considerazione.
Alessandro Giuliani

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