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Lo sport entra nella Costituzione, ma 2 scuole su 3 non hanno una palestra agibile: il voto unanime alla Camera non basta

A settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione, lo sport comincia farvi parte. Con il voto unanime della Camera del 20 settembre, dopo quattro turni e letture di approvazione nei due rami del Parlamento e a conclusione di un percorso legislativo iniziato lo scorso dicembre al Senato, l’articolo 33 della Carta assume una nuova formulazione: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme“, è il testo del comma approvato a Montecitorio nello stesso giorno del primo ‘sì’ del Senato al disegno di legge per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e per l’istituzione dei nuovi Giochi della gioventù.  

Secondo la premier, Giorgia Meloni, è stata avviata una “vera e propria rivoluzione culturale”, perché “il Governo farà la sua parte per dare concreta attuazione a questa nuova norma costituzionale”, che tocca lo sport anche ai livelli “dilettantistici, amatoriali e di prossimità”.

Anche per il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, si tratta di “un punto di svolta”, soprattutto perché la pratica sportiva “una difesa immunitaria sociale”.

Abodi, tuttavia, spiega pure che “la Costituzione da oggi riconosce il valore, ma non determina un diritto, e sarà proprio una nostra responsabilità, della classe dirigente, quella politica, ma anche quella sportiva, trasformare il riconoscimento del valore in un diritto da garantire a tutti”.

Tutti partiti politici sono soddisfatti dell’approvazione della norma.

Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (FdI), ritiene che ora sia “necessario introdurre definitivamente l’educazione motoria nella scuola primaria, garantire che tutti gli istituti superiori abbiano impianti sportivi agibili e moderni favorendo – ove non ci fossero condizioni economico finanziarie – il regime di sussidiarietà affidando la gestione delle strutture sportive a società e associazioni in cambio della manutenzione, programmare le attività motorie per la terza età al fine di prevenire le patologie più ricorrenti e migliorare la qualità della vita”.

Gli attuali limiti: poche le palestre agibili

L’osservazione dell’on. Fabio Rampelli appare pertinente: oggi, circa il 60% degli istituti scolastici non ha la possibilità di mettere a disposizione una palestra (agibile) ai propri alunni.

La situazione dovrebbe migliorare nei prossimi anni, grazie ad alcuni miliardi in arrivo dal Pnrr e lo sblocco di diverse centinaia di milioni di euro stanziati da anni ma rimasti bloccati per l’imperversare della burocrazia. Difficilmente, però, tutti gli oltre 40.000 plessi scolastici avranno la loro palestra.

Altrettanto importante è poi la gestione delle palestre: secondo Rampelli dovrebbe passare ad esterni specializzati in attività motorie.

Anche se il percorso rimane lunga, per la segretaria del Pd, Elly Schlein, va comunque apprezzata l’importanza del via libera all’integrazione del concetto nella carta costituzionale: “Finalmente il diritto allo sport entra in Costituzione, grazie a una forte lavoro del Pd e del primo firmatario, Mauro Berruto”.

Secondo il presidente del Coni, Giovanni Malagò quello approvato alla Camera è “il degno riconoscimento per il valore civile, sociale e culturale del movimento”.

Per il presidente del Cip, Luca Pancalli, “l’ingresso in Costituzione dello sport rende all’attività sportiva il valore che merita dal punto di vista politico, sociale ed economico” e per farlo occorre “ripartire dalla scuola: oggi ci sono molti ostacoli per i ragazzi ma mi auguro che possa iniziare da lì il riconoscimento al mondo dello sport”.

Alessandro Giuliani

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