Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione non ha gradito la scheda ministeriale per l’elaborazione del giudizio della prova orale della maturità. Ritiene che non si dovrebbe dare un assetto nazionale all’esame: limita l’autonomia delle commissioni che “potrebbero orientare in maniera più efficace le griglie di valutazione”.
Si tratta di un’opinione irrazionale, figlia di uno stantio modello di scuola.
Ecco perché.
E’ noto che l’efficacia riguarda il rapporto tra due elementi: gli obiettivi e la strumentazione.
Il grado di conseguimento dei traguardi è la sua misura.
La griglia di valutazione ministeriale controlla cinque obiettivi:
Per ogni obiettivo, conformemente alla dottrina docimologica, sono previsti cinque livelli.
La sovrapposizione degli obiettivi della griglia con l’ordinanza ministeriale dello scorso anno fa risaltare l’irrazionalità del parere del CSPI:
“Il colloquio ha la finalità di verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, nonché la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale, utilizzando anche la lingua straniera”.
Ne consegue che tutte le commissioni dell’esame di Stato 2018/19, per onorare il mandato ricevuto, hanno dovuto elaborare e adottare uno strumento conforme a quello proposto dal ministero per l’a.s. 2019/20.
Enrico Maranzana
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