Lo stipendio di febbraio sta determinando tutta la rabbia dei docenti, perché anche con la somma dell’elemento perequativo e dell’arretrato di gennaio, il conguaglio fiscale a debito ha determinato una decurtazione delle buste paga che vanno oltre quota 100 euro fino anche ad oltre 500 euro.
Purtroppo la realtà e amara perché ci sono docenti che devono sostenere spese per l’affitto, oppure pagare il mutuo acceso per l’acquisto di una casa, le bollette etc.
Con il conguaglio a debito del mese di febbraio molti docenti avrebbero serie difficoltà ad affrontare tutte le spese.
Se provassimo a dare ascolto ai pareri ed alle opinioni dei non addetti ai lavori, quasi tutti affermano che i docenti lavorano poco e, quindi, di conseguenza guadagnano poco.
La stragrande maggioranza di chi non conosce il mondo della scuola, infatti, prende in considerazione solo le diciotto ore settimanali di lezione frontale, senza minimamente considerare il lavoro silenzioso dei docenti, quello casalingo, cioè il lavoro che si fa, ma che non si “vede”, cioè quello che va dalla correzione degli elaborati, alla progettazione annuale, alla preparazione delle verifiche scritte e delle lezioni.
Si tratta di un monte ore di lavoro che non sono riconosciute dallo Stato, ma che rientrano nelle attività funzionali all’insegnamento.
Per poi aggiungere tutte le riunioni degli organi collegiali quali i collegi dei docenti, i consigli di classe (ordinari e straordinari), le riunioni di dipartimento. Se provassimo a sommare tutte le ore trascorse a scuola arriviamo a oltre 36 ore settimanali di lavoro.
Altro che diciotto! Fatto sta che questo lavoro meriterebbe di essere retribuito come avviene negli altri comparti della Pubblica Amministrazione.
È arrivato il momento di riconoscere totalmente il lavoro del docente sia in classe che a casa!
Mario Bocola
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