Lo storico Gianni Oliva, ex dirigente scolastico, intervistato a Il Corriere della Sera, ha discusso in merito alla scuola, alla formazione dei docenti e alle recenti polemiche relative agli studenti stranieri dando il suo punto di vista per risolvere alcune questioni.
Ecco le sue parole in merito all‘insegnamento agli studenti stranieri, che secondo lui dovrebbe presupporre un’apposita formazione: “A fare la differenza sugli esiti scolastici nelle grandi città è la forte concentrazione di persone di origine straniera che hanno difficoltà di tipo linguistico. Se ci sono tante persone che vengono dall’estero e non si fanno investimenti specifici nell’apprendimento della lingua, è ovvio che poi si ottengono risultati inadeguati nelle competenze, al di là della promozione o meno. Insegnare italiano a uno straniero è diverso rispetto a chi è madrelingua, ma non mi risulta che ci siano docenti specializzati o che venga richiesto un titolo per insegnare nelle scuole dove ci sono tanti studenti di origine straniera. Il problema non sono le scuole: i docenti che insegnano in centro e quelli della periferia sono gli stessi, provengono dallo stesso tipo di formazione. Quel che fa la differenza è l’utenza, che è diversa, nel bene e nel male”.
Ed ecco la sua opinione su come vengono spesi i soldi del Pnrr: “Molte scuole hanno ricevuto i finanziamenti, ma hanno cercato solo il modo di usarli il più in fretta possibile. Anche i presidi che si formano oggi per il concorso si preparano solo su circolari e normative, la didattica non è contemplata. Nelle nostre scuole manca la connessione tra le risorse e la formazione delle risorse umane, pensiamo a cosa è successo con le Lim in classe che sapevano usare solo gli studenti”.
Oliva ha concluso dando un suggerimento: “Se la scuola vuole perseguire davvero l’obiettivo dell’integrazione, deve migliorare il livello medio. Il problema è portare tutti verso l’alto, ma per farlo bisogna avere dirigenti che si occupino di didattica, avere docenti che siano abilitati: non è vero che chiunque può fare l’insegnante, è un mestiere. Ci sono tantissimi presidi e docenti bravi, ma lo sono per virtù personale e non perché il sistema si occupi di formarli”.
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