Lo storytelling di Renzi e i fatti

Recentemente il Presidente Renzi ha dichiarato che i governi Monti e Letta hanno creato problemi, il suo, invece, li sta risolvendo.

La tecnica di comunicazione ormai è nota. Rientra nello storytelling renziano: 1) creare il “nemico” definito dai problemi; 2) dichiarare la loro incapacità ad uscire dalle criticità; 3) presentarsi come il risolutore. Detto in altri termini, lo storytelling del Presidente ricalca a grandi linee la struttura della fiaba, dove l’eroe riesce a ristabilire l’armonia o a risolvere il problema, creato dall’antagonista. Ovviamente questo schema necessita per funzionare della rimozione dei fatti dalla memoria degli interlocutori.

L’obiettivo è raggiunto, attraverso diverse tecniche. La più utilizzata dal Presidente è quella di ripetere una “non verità” più volte, in modo che al termine venga percepita come una verità. L’antidoto a questa e altre tecniche è la conservazione della memoria. In riferimento a quanto inizialmente detto occorre riportare i fatti. Per la scuola i problemi sono aumentati con il governo Berlusconi (2008-2011). In particolare, quando la coppia Gelmini- Tremonti”.

dissanguò” il sistema formativo prelevando con diverse soluzioni 8 miliardi di euro. Questo governo promise che il 30% di questi “risparmi” (così furono definiti) sarebbero tornati alla scuola per premiare gli insegnanti più meritevoli.

Nel tempo questi sono scomparsi. Berlusconi, infine, inaugurò la stagione del blocco dei contratti. Bene, questi problemi, non furono creati dai governi Monti e Letta. Semplicemente furono ” confermati”. Ora questa continuità caratterizza anche il governo Renzi.

Mi spiego. Il Presidente del Consiglio si è guardato bene dal restituire gli 8 miliardi di € alla scuola. Non c’è traccia nella premialità istituzionalizzata con la L. 109/15 (“La Buona Scuola”) dei 2,4 miliooni di € destinati dal duo Gelmini- Tremonti per il merito professionale. Le classi pollaio istituzionalizzate dalla L. 133/2008 (pensata sempre dal duo Gelmini- Tremonti) non sono state abolite da Renzi, il quale invece ha messo del suo, aumentando i problemi organizzativi di questa soluzione antipedagogica e antiformativa. Infatti con la legge di stabilità 2015, Renzi ha imposto il divieto di chiamare il supplente al primo giorno di assenza del titolare.

Pertanto molte classi partono la mattina con 25-28 alunni, arrivando spesso nel corso della giornata a 33-35 studenti. La scuola primaria è stata confermata nel profilo gelminiano.

Un esempio: le compresenze non sono state ristabilite a fronte di un aumento di Bes, Dsa… Infine il governo Renzi, sempre con la legge di Stabilità 2015, aveva confermato il blocco dei contratti pubblici fino al 2018. Posizione rivista, non per decisione autonoma del Presidente Renzi, ma per imposizione di una sentenza della Corte Costituzionale, che nel giugno scorso ha sanzionato il governo a proseguire nella logica del blocco della contrattazione. Questi sono i fatti che svelano la perfetta continuità dell’attuale governo con le politiche precedenti. Altro che risoluzione di problemi.

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