A Pompei è venuto alla luce quasi intatto un Thermopolium, una bottega di alimentari con smercio sulla strada: un grande bancone ad “elle” decorato con immagini di un realismo impressionante, nelle quali appaiono una coppia di oche germane, uno gallo pronto a cantare, un grande cane al guinzaglio sopra al quale un buontempone aveva graffito un insulto omofobo. E ancora pentole in coccio con i resti delle pietanze più prelibate, dal capretto alle lumache e persino una sorta di “paella” con mammiferi, uccelli, pesce e lumache nella stessa pietanza; ma c’è pure vino corretto con le fave (servivano a sbiancarlo e nello stesso tempo a correggerne il gusto) e pronto per la mescita.
Sotto la cenere dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C, un altro pezzo di vita dei romani è comparsa: “Una fotografia di quel giorno nefasto”, dice il direttore del Parco Archeologico Massimo Osanna. Mentre per il ministro della cultura Franceschini il lavoro che si sta continuando a Pompei è “Un grande esempio per la ripresa del Paese” e una ricerca che è solo agli inizi e che promette di avere “sviluppi molto interessanti”.
Ma è stato pure rinvenuto lo scheletro di un cagnolino proprio vicino al dipinto che ritrae un cane al guinzaglio e nel secondo ambiente sono stati trovati i resti di due uomini. Uno dei due era sdraiato su un letto nel retrobottega, le ossa dell’altro – fatta eccezione per un piede – sono state trovate invece in un grande vaso, con tutta probabilità occultate lì da scavatori forse addirittura del XVII secolo che avevano indagato una parte di questo ambiente.
Per il secondo tuttavia si profila pure l’ipotesi che potrebbe essere un ladro o un fuggiasco affamato, entrato per racimolare qualcosa da mangiare e sorpreso dai vapori ardenti con in mano il coperchio della pentola che aveva appena aperto, anche se bisognerà aspettare studi più dettagliati.
In ogni caso il progetto del direttore del parco archeologico di Pompei è quello di aprire alle visite il Thermopolium in primavera, per Pasqua, allestendo un percorso che passi anche dal cantiere della casa delle Nozze d’Argento, un’altra meraviglia chiusa al pubblico da decenni.