Maggio è il mese dei mal di pancia per molti studenti, specie quelli che sono ancora in bilico fra la sufficienza e l’insufficienza.
Il destino di questi ragazzi è tutto nelle mani dei prof, anche se sicuramente, molti di questi risponderebbero (a ragione) che “hanno avuto tutto l’anno scolastico a disposizione, perché dovrebbe essere solo una nostra responsabilità”?
Sul Corriere della Sera vengono riportati a tal proposito i risultati del focus group realizzato dall’Associazione Laboratorio Adolescenza, dove viene presa in esame proprio l’ansia dell’ultima interrogazione e dell’ultimo compito in classe per gli studenti, che sperano di rimediare in zona Cesarini alla superficialità e all’incostanza di tutto l’anno.
“Tra verifiche e interrogazioni ho, in storia, una media di 5,714. Secondo te mi passa a 6 o mi dà il debito?”. E’ l’angosciante domanda di Viola, studentessa diciassettenne di un liceo linguistico, presente nel focus group in questione.
La ricerca evidenzia un fattore comune, ovvero l’impatto sulla salute degli studenti nelle ultime settimane di maggio. Infatti, si intensificano i fenomeni di cefalea di cui soffre oltre il 75% delle studentesse delle scuole superiori milanesi e che oltre il 58% attribuisce a stress-da-scuola (fonte indagine Laboratorio Adolescenza, Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza), agli “attacchi di panico che – a sentire gli insegnanti – nelle scuole cominciano ad avere caratteristiche «epidemiche» con una singolare trasmissione «per contagio”.
Molti docenti staranno dicendo: “ma il mal di pancia e l’ansia di fine anno c’è sempre stata, perché farne un dramma?”
Come si può dare torto a queste affermazioni, ma oggi, si legge ancora sul Corriere della Sera, la situazione è diversa, in quanto i nostri adolescenti soffrono una sempre maggiore fragilità psicologica frutto, in buona parte, del ruolo iperprotettivo e “sostitutivo” della famiglia. Senza contare che rispetto a 20-30 anni fa, la competitività sociale è aumentata, come sostiene Carlo Buzzi, del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento: “anche il gruppo dei pari sta perdendo quella preziosa valenza protettiva, e diventa anch’esso, per gli adolescenti, un luogo di confronto e competizione”.
Da un lato quindi, ci sono ragazzi più fragili che non riescono a gestire lo stress e l’ansia che deriva dalla scuola, che chiedono di essere valutati dai propri insegnanti senza seguire alla lettera il risultato della calcolatrice.
Quest’ultimo pensiero, se è normale che a pensarlo siano i ragazzi, purtroppo lo è meno se proviene dai loro genitori, che molto spesso, entrano a gamba tesa sulle medie matematiche e sulle valutazioni degli insegnanti, contestando sempre e comunque il 5,714 che il docente decide di non trasformare in 6.
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