Come si deve comportare un docente che riceve da uno studente la richiesta di amicizia su Facebook? L’etica e il buon senso dicono che occorre negare la richiesta. Il contratto di categoria, invece, ancora no. Probabilmente ancora per poco, visto che l’Aran vorrebbe introdurre una norma di questo genere all’interno del nuovo Ccnl, su cui si sta cercando la quadra con i sindacati.
Su questo argomento, nel frattempo, la ministra dell’istruzione è stata chiara: il rapporto di amicizia tra studenti e insegnanti “è totalmente inopportuno”, ricordando di essere stata già a questo proposito “severa e netta” e per chi supera il limite si potrebbe aprire lo scenario del “licenziamento”.
I docenti, ha continuato Fedeli, “devono avere una deontologia professionale. I docenti devono sapere che il loro rapporto con i ragazzi in formazione, essendo loro adulti e i giovani dei minori, deve avere un limite”.
Per la responsabile del Miur, quindi, il limite che i docenti “si devono dare non è solo la deontologia e un’etica nell’esercizio della professione, ma anche essere consapevoli che devono esercitare la loro libertà d’insegnamento sulla didattica e i contenuti. Non devono mai superare il limite dell’esercizio di libertà educativa nella didattica perché c’è il rischio che si sfoci in atteggiamenti che sono utilizzati, in alcuni casi, a fini diversi”.
Il problema, però, esiste: non sempre, infatti, gli insegnanti rifiutano la richiesta di amicizia su Facebook. Oppure si oppongono di far parte di chat o gruppi WhatsApp creati dai loro allievi. Con l’intenzione, è bene precisarlo, di facilitare la comunicazione con la classe legata a motivi puramente didattici.
Solo che, di fatto, in queste situazioni il numero di telefono cellulare dell’insegnante rimane a disposizione dei loro studenti. E in certi casi, le conseguenze di amicizie virtuali avviate o di scambio di messaggini via Samrtphone, possono sconfinare in “altro”.
Una piega decisamente diversa, l’ha presa il rapporto avviato dal docente 45enne di un istituto superiore di Riccione, accusato dalla Procura di Rimini di violenza sessuale nei confronti di una sua studentessa 15enne, rivelatasi pure la fidanzata del figlio, alla quale avrebbe pure inviato dei file audio con richieste sessuali esplicite.
Qualche giorno fa il prof è stato fermato mentre si recava a scuola: subito dopo è stato posto in stato di arresto dagli agenti della Squadra Mobile di Rimini.
Il 2 febbraio, il giudice delle indagini preliminari ha confermato l’arresto: durante l’interrogatorio di garanzia, il prof avrebbe ammesso di aver scambiato messaggi con la ragazza, stavolta con lo Smartphone, ma ha escluso di avere avuto con lei qualsiasi tipo di contatto fisico. “Ho sbagliato”, avrebbe detto davanti al giudice, sostenendo che sarebbe stata la ragazzina a fare il primo passo, chiedendogli l’amicizia su Facebook.
È stata quindi respinta la richiesta dei difensori del prof, Alessandro Buzzoni di Rimini e Roberto Brunelli di Pesaro, che avevano chiesto di sostituire la misura cautelare in carcere con i domiciliari.
Probabilmente, senza Facebook tutto questo non sarebbe mai accaduto.
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