"Il fatto che qualcuno intenda assumere il giovane fa passare il messaggio che ad essere furbi ci si guadagna. Se si radica nei ragazzi il concetto che la possono fare franca, noi, come scuola, a cosa serviamo?".
Questo l’amaro commento del preside dell’Istituto Marzotto di Vadagno, nell’Alto Vicentino, Giorgio Guerra che non ha gradito eccessivamente l’offerta da parte dell’imprenditore Alessandro Petracca dell’azienda Ceremit di Thiene, rimasto colpito dall’abilità del ragazzo.
Il timore del dirigente scolastico è che passi il messaggio che chi utilizza dei trucchi per trarre un profitto personale, oltre che a scamparla, viene pure premiato con un’occupazione. E ha pure ricordato che proprio poco tempo fa un altro alunno della stessa struttura si è piazzato secondo in una competizione studentesca nazionale. "Ma nonostante si sia comportato in maniera corretta e la sua abilità sia stata certificata dalla gara scolastica, quindi a livello ministeriale, di lui non si è detto niente". Guerra, inoltre, instilla un dubbio. «Vorrei vedere cosa succederebbe se lo studente in questione si comportasse da hacker nell’azienda per trarre un profitto indebito. Non metto in dubbio le qualità del ragazzo, anzi, onore al merito, ma mi chiedo: se uno disattende una volta le regole chi dice che non possa farlo nuovamente"? Di fronte alle protezioni informatiche, potrebbe essere il motore di un meccanismo perverso.
L’alunno, denunciato dai carabinieri insieme ad altri nove compagni a causa dell’introduzione abusiva nei sistemi informatici, ha dimostrato un’alta capacità in materia, immettendo tra quelli della scuola un programma capace di recuperare i codici segreti.
E da lì per lui, e per gli altri, la strada verso i registri dei professori è stata tutta in discesa.
"Non discuto il reato – ha invece evidenziato Petracca – spetta alla magistratura accertarlo. Ma quel ragazzo sembra essere veramente in gamba, e dobbiamo dargli una possibilità. Molti dei consulenti delle aziende americane sono stati hackerr". Il preside Guerra, però, ne fa una questione di principio: "Le abilità vanno sfruttate con onestà. Io preferisco qualcuno meno abile ma onesto. Prima di tutto la scuola deve formare uomini, con quattro o cinque principi etici. Ma fondati".
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