Le lingue fanno parte della cultura. In quanto tali, contribuiscono pienamente alla costruzione personale e collettiva identità. Ogni lingua, infatti, offre una specifica visione della vita. Pertanto, la diversità linguistica è apprezzata nelle società democratiche.
L’Europa è un continente linguisticamente diverso. Questa diversità include non solo le lingue ufficiali dei singoli Paesi ma anche lingue regionali o minoritarie parlate da secoli sul territorio europeo, senza contare le lingue parlate dai migranti.
Il rispetto per la diversità linguistica è sempre stato visto come un principio chiave dell’Unione europea.
Nel nuovo Rapporto Eurydice dal titolo Key Data on Teaching Languages at School in Europe le lingue straniere sono al centro dell’indagine, ma vengono prese in esame anche altre lingue (regionali o minoritarie).
Tra i risultati contenuti nel rapporto, è emerso che rispetto a quasi due decenni fa, gli alunni della scuola primaria in Europa iniziano a studiare almeno una lingua straniera sempre più precocemente. Questo è il caso anche dell’Italia in cui l’insegnamento della lingua inglese inizia già al primo anno della scuola primaria, ossia a 6 anni di età.
Lo studio di una seconda lingua straniera inizia di solito, in Europa come in Italia, a livello di istruzione secondaria inferiore. In Europa, infatti, il 59,2% degli studenti di questo livello studia due o più lingue straniere. In 12 sistemi d’istruzione, compreso quello italiano, la percentuale arriva a più del 90%.
In quasi tutti i Paesi europei, l’inglese è la lingua straniera più studiata durante l’istruzione primaria e secondaria. In 11 paesi (Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Malta, Austria, Polonia, Svezia, Liechtenstein e Macedonia del Nord), addirittura oltre il 90% degli alunni studia l’inglese. Nel 2020, il francese e il tedesco erano le scelte più popolari per la seconda lingua straniera.
In molti Paesi europei, anche le lingue regionali o minoritarie e le lingue classiche sono presenti nei curricoli scolastici.
Tra il 2013 e il 2018, a livello UE, la percentuale di insegnanti di lingue straniere che sono stati all’estero per motivi professionali è aumentata di 14,6 punti percentuali. Più di un insegnante di lingue straniere su quattro ha beneficiato della mobilità transnazionale finanziata da un programma dell’UE. In 10 sistemi educativi, tra cui l’Italia, questa tendenza è stata ancora più marcata, con almeno una percentuale doppia di insegnanti che si sono recati all’estero grazie ai finanziamenti di un programma UE rispetto a quelli nazionali o regionali.
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