In una recente inchiesta, dice Renato Mannheimer su Linkiesta.it, condotta tra un campione di opinion leader italiani, rappresentativi della classe dirigente del paese, è stato chiesto quali fossero i principali freni all’economia italiana. Significativamente, l’elemento che più è stato denunciato dagli intervistati come ostacolo allo sviluppo non appartiene, paradossalmente, alla sfera economica. Infatti, il freno principale all’economia italiana, secondo i nostri opinion leader, è costituito dalla scarsa qualità della classe politica. Subito dopo, si citano naturalmente, il costo del lavoro, la burocrazia e altri elementi. Ma questi ultimi vengono citati sempre in misura minore di quanto non accada per lo scarso impegno attribuito ai politici considerati nel loro insieme. Si tratta di un dato che va al di là della già nota sfiducia per la politica e le sue istituzioni. I politici non vengono solo accusati di non essere capaci di fare il loro mestiere (cioè le riforme). A loro viene attribuito, infatti, un ruolo negativo, una funzione di freno. È principalmente l’inconcludenza che viene loro imputata a rappresentare, secondo gli opinion leader italiani, un vero e proprio ostacolo per agganciare la ripresa economica. Al di là della corrispondenza o meno con la realtà di questo giudizio – su cui esistono pareri contrapposti – resta il pesante dato di un tratto culturale ostile alla politica da parte dell’opinione pubblica.
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