L’obbligo vaccinale imposto al personale della scuola dal 15 dicembre non trova i sindacati d’accordo. Il giorno dopo il via libera alla disposizione del Consiglio dei Ministri, le reazioni dei rappresentanti dei lavoratori appaiono sostanzialmente poco entusiaste del provvedimento preso sulla categoria che lo stesso ministro Patrizio Bianchi ha ricordato di essere stata la più cosciente nel vaccinarsi, avendo raggiunto il 95% di dipendenti con almeno una dose somministrata.
La segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, sostiene che se è vero che l’obbligo vaccinale è condivisibile, perchè giunge su indicazione della scienza e a garanzia dei soggetti più vulnerabili, chiede lumi sui lavoratori che “hanno patologie delicate per i quali gli stessi medici ancora non hanno chiarito quale procedure seguire e quale vaccino somministrare”.
“Individuiamo nell’obbligatorietà che il governo impone – dice Gissi – un elemento a garanzia di soggetti vulnerabili della scuola, che sono i bambini più piccoli. I casi ai primi di novembre hanno superato le 22mila unità, dai più piccoli ai 19 anni. È molto importante per loro e in maniera reciproca per gli adulti che lavorano e vanno tutelati”.
Poi, però, la segretaria Cisl Scuola dice anche “che la responsabilità del personale scolastico non è stata gratificata. Aver avuto un’altissima adesione, maggiore delle forze di polizia, e in alcuni casi maggiore anche del personale sanitario, chiamato all’obbligo vaccinale nei primi mesi dell’anno, non ha trovato la giusta corrispondenza nel riconoscimento da parte del governo e del presidente Draghi, che tanto ha lodato la serietà della scuola durante la pandemia”.
La critica della Gissi sta nel fatto che il Governo non ha “riservato un trattamento speciale investendo in termini di risorse, investimenti e garanzia di organici”.
Anche la segretaria nazionale Flc-Cgil, Grazia Maria Pistorino, rammenta che la “scuola è una categoria ampiamente vaccinata e riteniamo possa sostenere anche questo obbligo”.
La rappresentante dei lavoratori della Conoscenza della Cgil ricorda che il sindacato ha sollecitato una corsia preferenziale per la terza dose, anche per gli insegnanti giovani e precari che hanno fatto la seconda dose oltre sei mesi fa.
“Si comprende – sottolinea – la logica dell’obbligo per il personale che è a contatto con persone che non possono essere vaccinate, come i bambini. Ma” si tratta di “una disponibilità che andava valorizzata, adottando una corsia preferenziale per la terza dose: invece si propone un obbligo”.
La sindacalista sollecita quindi il monitoraggio, previsto dal protocollo sulla sicurezza di quest’estate. In attesa delle disposizioni definitive, si può ipotizzare che i controlli sull’obbligo si svolgano come adesso avviene per il Green pass, osserva: “Il Qr code non funziona più a chi fa il tampone”, con le relative sanzioni già previste.
Pastorino ricorda che “il controllo ogni mattina per far cominciare il lavoro è un aggravio non indifferente, servono più risorse che non sono arrivate ancora nella legge di Bilancio, anche se promesse”. Infine, sul possibile rischio che molti non vaccinati si diano malati mettendo in crisi la scuola. “Riteniamo talmente basse le percentuali che non c’è rischio di svuotamento”.
Non risparmia critiche nemmeno Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, secondo il quale “il vaccino va benissimo, lo ripetiamo da mesi ma non può essere l’unica arma di attacco. Né si può rendere obbligatorio per legge solo per alcune categorie”, che quindi attacca “l’obbligatorietà selettiva. Siamo convinti che una volta intrapresa la strada vaccinale non la si può interrompere”.
Per Turi mancano “altre strategie di attacco. Il tracciamento è stato abbandonato, i presidi sanitari neanche messi all’ordine del giorno delle priorità della scuola”.
Il numero uno della Uil Scuola ricorda che “la maggioranza del personale della scuola è donna. La risposta data nei mesi duri della prima ondata della pandemia è stata di enorme responsabilità. La prima e seconda dose di Astrazeneca sono state fatte alle insegnanti. Non si dica dunque che la scuola non ha risposto con senso di appartenenza civile”.
“Il decreto legge varato ieri dal Consiglio dei ministri che estende l’obbligo vaccinale al personale della scuola ci lascia perplessi e preoccupati”, incalza Elvira Serafini, a capo dello Snals.
“Noi non siamo contro le vaccinazioni e lo abbiamo dimostrato con le nostre prese di posizione fin dall’inizio della pandemia. Ma non possiamo accettare provvedimenti punitivi nei confronti del personale della scuola, come la sospensione dal servizio, mentre – continua Serafini – il resto dei lavoratori del settore privato e parte di quello pubblico non viene sottoposto ad alcun obbligo”.
“La misura dell’obbligo vaccinale – continua la segretaria Snals – crea al momento solo gravi discriminazioni tra i lavoratori e serve solo a mascherare l’inerzia del Governo rispetto ai problemi che sono la vera causa della crescita dei contagi nelle scuole: sovraffollamento delle classi, scuole sovradimensionate che raggiungono in alcuni casi anche 2.500 alunni e per le quali diventa impossibile garantire la sicurezza, organici ridotti. Anche per tali motivi la mobilitazione in corso e lo sciopero (del 10 dicembre n.d.r.) diventano essenziali per la tutela dei diritti dei lavoratori”.
E si allarga la rosa di sindacati che sempre il 10 dicembre incroceranno le braccia: in giornata anche l’Anief ha proclamato lo sciopero, di tutto il personale docente e Ata, anche non di ruolo e delle scuole paritarie, per dire “no a questa Legge di Bilancio e all’obbligo vaccinale per il personale”.
Lo stesso sindacato ha detto che intende chiedere al Tribunale amministrativo regionale la sospensione degli atti attuativi del DL approvato ieri dal CdM, per manifesta illegittimità costituzionale e discriminatoria: sarà possibile ricorrere, entro il 10 dicembre, e quindi notificare la richiesta di un provvedimento d’urgenza prima dell’entrata in vigore del provvedimento fissata a metà mese.
L’Anief parla di misure vessatorie persino rispetto a quelle adottate per il personale sanitario, per il quale è prevista la possibilità di essere collocato ad altro mansionario: per Anief, dunque, quelle imposte dal Governo Draghi sono disposizioni illogiche rispetto alla didattica a distanza, alla quale si ricorre quando la classe è disposta in quarantena.
L’obbligo vaccinale viene inoltre “bollato” come “inutile, se solo si riflette sul fatto che la popolazione studentesca accede ai locali scolastici senza vaccinazione. E anche punitivo, rispetto agli altri lavoratori del pubblico e del privato, ancora di più alla luce delle irrisorie risorse stanziate nella Legge di Bilancio 2022, che mantiene il dimensionamento scolastico e fa ben poco per il rinnovo del contratto nazionale di categoria scaduto da tre anni.
Il sindacato, infine, cita una sentenza emessa in queste ore dal Tribunale Ordinario di Velletri che ha giudicato “talmente abnormi le disposizioni sull’obbligo vaccinale per i sanitari”.
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