Bisogna sempre fare attenzione alle parole che si usano negli ambienti di lavoro, soprattutto se a pronunciarle come forma di offesa ed ingiuria è un dirigente scolastico nei confronti di un suo dipendente. Esiste a tale proposito una chiara sentenza della Cassazione V sez. penale, sentenza n. 37380 del 13/11/2011, che condanna, senza mezzi termini, un dirigente scolastico per reato di ingiuria rivolta ad una docente in sede di Consiglio d’Istituto, dicendole: “lei dice solo stronzate”.
Secondo la Cassazione, che lo scrive espressamente nella sentenza, la lesione dell’onore e del decoro non può prescindere dal considerare se, rispetto all’ambiente nel quale una determinata espressione è proferita, la stessa si limiti alla pur aspra critica di un’opinione non condivisa ovvero trasmodi nello squalificare la persona destinataria. Nello specifico, l’ingiuria su citata, proferita dal dirigente scolastico all’indirizzo di un docente eletto al Consiglio d’Istituto della scuola, rappresenterebbe proprio in quel consesso la mortificazione e la squalifica professionale del docente difronte a colleghi, genitori ed alunni.
Purtroppo di frasi simili rivolte dal dirigente scolastico all’indirizzo di docenti, anche se sporadiche, non passano certamente inosservate all’interno di una scuola, in quanto diventano motivo di chiacchiera, derisione e dileggio tra docenti.
Cosa dire di un altro caso, accaduto qualche giorno fa in una scuola calabrese? Il dirigente scolastico, contrariato dal modo di agire della sua vicaria, ereditata dal precedente dirigente andato in pensione, si rivolge pubblicamente, nei corridoi della scuola, all’indirizzo della docente- collaboratrice dicendole: “Lei è una sobillatrice da oggi non sarà più la mia vicaria”.
Dopo questa scena un momento di silenzio, e poi dopo che il Ds si è chiuso in presidenza, ecco il brusio dei commenti tra colleghi e il passaparola ha fatto il giro della scuola ed anche oltre. Come si può definire il comportamento del dirigente scolastico nei confronti della propria vicaria?
Si tratta forse di un’offesa che lede l’onore e il decoro della persona squalificandola agli occhi dei colleghi?
Un’altra storia, che arriva sempre dalla Calabria, è quella di una dirigente scolastica che rimprovera un docente di filosofia reo di essersi introdotto in aula magna durante una conferenza, per chiedere ad una sua alunna le bozze di un lavoro di ricerca che le era stato assegnato. In questa situazione la dirigente scolastica infastidita dall’intrusione del professore gli si rivolge dicendo: “Lei sta disturbando la conferenza e distogliendo un’allieva dal seguire, esca immediatamente che qui stiamo discutendo di cose serie”.
Anche in questo caso, forse, si offende l’onorabilità del docente che mortificato davanti a tutti è costretto ad uscire dall’aula magna.
Non sappiamo se le storie che vi abbiamo raccontato finiranno nelle aule giudiziarie, ma in tal caso potremo verificare se la sentenza della Cassazione del novembre 2011, sarà confermata ancora una volta.