Nel corso degli ultimi mesi una “scossa” di interesse ha percorso tutta la Penisola, un gran fermento su temi per lungo tempo considerati tabù o semplicemente incrostati di ignoranza: valutazione delle scuole e merito per i docenti; pluralismo educativo e libertà di scelta educativa; autonomia e parità; detrazione e costo standard (che resta l’anello mancante), bilanci in chiaro per tutte le scuole. Si registra una perfetta sinergia da parte di autorevoli esponenti di tutte le forze politiche, nonché di rappresentanti della cultura e dell’economia, oltre all’interesse di semplici cittadini “pensanti”, intorno a principi di diritto per lungo tempo disattesi.
Qui si inserisce l’incontro del 27 marzo “Dillo alla Lombardia”, al quale hanno partecipato diversi stakeholders, interlocutori critici di categoria per gli svariati Assessorati lombardi.
Dall’istituzione delle Regioni non si ha notizia di una Regione che sceglie di fare il punto di quanto prodotto e di quanto c’è da fare ad un anno dal suo insediamento. E’ quanto è avvenuto in questi ultime ore in Lombardia, dove ben 15 tavoli di lavoro si sono costituiti intorno agli assessori di riferimento per il bilancio ad un anno. Per chi l’ha vissuta è stata un’esperienza interessante, soprattutto perché non si poteva parlare di aria fritta. Lo scarto tra lo zelo e la superficialità avrebbe potuto essere minimo.
Ancor più indicativa delle scelte di metodo e di contenuto dell’Amministrazione è stata l’assemblea plenaria che ne è seguita, dove il Presidente Maroni ha reso conto dell’operato di questo anno di legislatura marzo 2014-marzo 2015.
I fiumi di parole sono stati messi al bando: si è sperimentata una sana austerità anche nel sontuoso Palazzo Lombardia. Di fronte alla sala gremita di uditori attenti e consapevoli, il Governatore ha evidentemente avuto sentore dell’esigenza di essenzialità e ha deciso di sostituire le dichiarazioni di principio con i fatti, raccontati non dal suo staff bensì dagli stakeholders coinvolti in una indagine di Eupolis, per valutare il proprio operato e quello del proprio staff. Una valutazione non più velata dai cavilli di una customer satisfaction costruita ad hoc, o imposta dalle buone e cavalleresche prassi del benchmarking, bensì richiesta dalla la stessa Amministrazione nei propri confronti, sotto forma di valutazione diretta nella forma di contraddittorio.
Un evento singolare in una Italia non abituata neppure all’autovalutazione. Un evento strano ma non del tutto eccezionale nel clima di confronto diretto favorito dalla più grande consultazione online e offline sulla Buona Scuola, che ha saputo restare coerente nel coinvolgimento dei cittadini e nel concretizzare le proposte attraverso il DdL Scuola, senza – ad oggi – cedimenti sostanziali. Nella nuova stagione di interesse per ciò che è “pubblico”, compreso il Servizio Nazionale di Istruzione rappresentato da scuole pubbliche paritarie e statali, è del tutto coerente che una Regione, la giunta, le istituzioni, il Miur scelgano di farsi valutare: sono l’incipit per la crescita e l’innovazione.
Di conseguenza non ha più ragione di sussistere il pregiudizio dei cittadini in ordine ai risultati, poiché gli errori vengono illuminati dal faro della soluzione a livello di progettazione, cioè “a monte”.
E’ un monito: uno Stato che da sempre si è sottratto al confronto, alla valutazione, alla responsabilità, non solo è fallimentare quanto ai contenuti, bensì si trova solo rispetto all’azione. Gli stakeholders ti sostengono a valle solo se li hai coinvolti a monte. Un esempio su tutti: in quel consesso era presente un unico coordinatore del gruppo parità che riunisce ben 12 associazioni di gestori, famiglie, docenti (AGeSC, AGe, FISM, FIDAE, CDO, UCIIM, AIMC, Fiilins, Faes, comitato politico scolastico, Aninsei, Diesse). Un’unità che vede le associazioni della scuola impegnate non a pensarla allo stesso modo, bensì in una capacità di fare sintesi intorno ai due pilastri: a) garantire la libertà di scelta educativa della famiglia b) in un pluralismo educativo.
Rispetto a tale unità potrà guadagnarne la riflessione che Regione Lombardia ha avviato sul primo anno di presidenza Maroni; se l’oggetto e l’interlocutore sono chiaramente identificabilì, ciò sarà a garanzia di una buona intesa tra le Istituzioni e le realtà per le quali queste ultime hanno ragione di esistere, in primis la persona. Sopra a tutto dovrà porsi il rispetto del diritto e la sua garanzia, a maggior ragione quando esso afferisce alle corde più intime della libertà umana, quale è la possibilità, per la famiglia, di scegliere l’educazione desiderata per i propri figli.
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